PISA – A volte la memoria riemerge da sotto l’asfalto. È quanto successo quest’estate a Pisa, durante i lavori per una nuova strada in zona Porta a Mare, un’area che durante il secondo conflitto mondiale era stata adibita a campo di prigionia.
Tra terra e detriti, i tecnici hanno trovato una piccola piastrina militare arrugginita. Seppur invecchiata dai decenni, la scritta incisa sopra era chiara: Emilio Pellizzari.
Una piccola lastra di metallo che racconta la vita di un ragazzo del 1923, nato a San Zenone degli Ezzelini, in Veneto. Chiamato alle armi nel gennaio del 1943, Emilio servì nel 37° Reggimento Fanteria Alessandria, poi nel 139° e infine nella Divisione Bari, l’esercito che si ricostituì dopo l’armistizio dell’8 settembre. Fu anche ricoverato all’Ospedale Militare di Napoli, prima di ritornare alla vita civile negli anni Cinquanta, in pieno boom economico.
Il ritrovamento è avvenuto durante una bonifica ambientale condotta dal team Geotek Center, con il supporto delle associazioni Sos Metal Detector Nazionale e Metal Detector E.R. Emilia-Romagna. Non si tratta del primo oggetto che riaffiora dal sottosuolo pisano: tra i quartieri di Barbaricina, Porta a Mare e San Rossore, sotto la Torre Pendente sono conservate ancora profonde cicatrici della seconda guerra mondiale. Pisa, infatti, venne distrutta dai bombardamenti e dalla presenza militare, e le testimonianze di quel periodo oscuro sono ancora custodite in quel terreno che, per quanto asfalto abbia sopra, le ricorderà sempre.
Grazie anche alle televisioni locali e ai social network, la notizia ha raggiunto le figlie di Emilio – Gabriella, Lorenzina e Maria Rita – residenti a Cadorago. A loro, pochi giorni fa, è stata riconsegnata la piastrina, diventata ponte fra passato e presente.
“Da una piastrina è stato possibile non solo ricostruire la storia di un militare, ma anche quella del nostro Paese – ha sottolineato il sindaco di Cadorago Paolo Clerici –. È una vicenda emblematica di un momento di incertezze e difficoltà. Vale la pena ricordare anche le migrazioni dal Veneto, che portarono famiglie come i Pellizzari a stabilirsi in Brianza, dove si integrarono pienamente”. Un piccolo oggetto che, riemerso dalla terra pisana, ha riportato a galla non solo la storia di un uomo, ma anche quella di una città.