Che sul fronte Unioni dei Comuni e applicazione della tassa di soggiorno regnasse la massima incertezza non è notizia di questi giorni. Lo avevamo già scritto nei giorni scorsi (nostro servizio). Resta il fatto che ad oggi regna ancora la massima confusione, soprattutto in virtù del fatto che il 2 novembre scorso il Governo ha approvato in prima lettura lo schema di regolamento statale attuativo dell'imposta di soggiorno, introdotta dall'articolo 4 del Dlgs 23/2011. Si dovrebbe così uniformare la disciplina applicativa del tributo, istituito da oltre una ventina di Comuni (tra cui Firenze, Padova e Venezia). Tuttavia, la bozza non si limita a completare la normativa primaria, ma cambia addirittura gli enti destinatari della norma. Così le Unioni non potranno più istituire il tributo se non attraverso i singoli Comuni che le compongono, escludendo l’attribuzione del potere direttamente al consiglio dell'Unione.

Federalismo municipale La scelta andrebbe rimessa al legislatore in sede di adozione del decreto correttivo sul fisco municipale. Ma su questo punto la bozza di decreto legislativo è ancora più drastica, in quanto estende a tutti i Comuni (non solo a quelli capoluogo di provincia e a quelli turistici) la possibilità di istituire l'imposta, tagliando completamente fuori le Unioni di Comuni. Senza considerare che nel frattempo alcuni enti – come l'Unione Valdarno e Valdisieve (in Toscana) – hanno già deliberato l'imposta. Il futuro del tributo per le Unioni dei Comuni appare piuttosto incerto.

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