Massimo Gasperini e Irene Taddei

SAN GIULIANO TERME- VOLTERRA – Analogie urbane che si mescolano in un sodalizio artistico consolidatosi attorno al 2013 fra Massimo Gasperini, architetto di San Giuliano Terme e Irene Taddei, fotografa di Volterra.

Il caso volle che i due destini si incrociassero nella realizzazione di un importante progetto editoriale legato alla ricerca e alla fotografia di carattere urbanistico. Da qui, il connubio è proseguito fino ad approdare alla 17esima Biennale di Architettura di Venezia, al Padiglione Italia sezione “Italian Best Practices’ con il progetto ‘Urbanalogy/Pinocchio Architetto’, confluito in un video dove arte fotografica e architettura riescono a tessere le trame di Storie (sì con la S maiuscola) che rappresentano le eliche del Dna del territorio toscano, dall’ex ospedale psichiatrico di Volterra al monumentale acquedotto mediceo che si snoda fra Pisa e San Giuliano Terme, passando per le immagini di luoghi simbolo d’Italia e del mondo, ma con una particolarissima appendice: la ricostruzione ideale delle quinte della fiaba più famosa al mondo, ‘Pinocchio’ di Carlo Lorenzini. Agenziaimpress.it ha intervistato l’architetto Gasperini e la fotografa Taddei dopo l’inaugurazione in Laguna avvenuta nei giorni scorsi.

La Biennale è un grandissimo traguardo. Come si struttura ‘Urbanalogy’, il vostro progetto costruito dall’abbinamento fra disegno di architettura e fotografia di architettura?

“La genesi risale al 2016. Collaborando alla realizzazione di una pubblicazione edita da Pacini Editore ci siamo resi conto che il nostro lavoro personale di ricerca si assomigliava molto. Entrambi lavoravamo alla rappresentazione, disegnata e fotografata, di forme architettoniche, di composizioni fatte di luci e ombre molto simili, sovrapponibili. Da quel momento abbiamo iniziato ad elaborare una serie di abbinamenti sempre più stringenti che ad oggi sono “Urbanalogy-Pinocchio Architetto”.

Il filmato presente alla Biennale con le riprese e la regia curata dallo studio Vertigo Videoproduzioni vi vede protagonisti in un luogo che ha segnato la storia Novecentesca non solo di Volterra, ma anche della psichiatria italiana, l’ex ospedale psichiatrico di Volterra.

“Abbiamo avuto il privilegio, grazie alla stretta collaborazione con il Comune di Volterra e con l’associazione ‘Inclusione graffio e parola Onlus’, di poter inscenare la nostra narrazione all’interno di un contesto altamente suggestivo. L’ex manicomio è un luogo denso di architettura. Un’architettura nata per includere, accogliere e curare e che è ricca di aspetti intrinseci. Pensiamo al fatto che l’ex ospedale psichiatrico è stato una città nella città, dove addirittura si batteva moneta. Era un organismo a sé, una città Novecentesca che adesso è diventata già storia. Un contenitore di esperienze particolari, e non ci riferiamo solamente alle malattie più terribili, ma anche ai segni lasciati dai suoi abitanti, come ad esempio il noto graffito inciso da un internato, Fernando Oreste Nannetti. Ecco, così il cerchio pare chiudersi perché torniamo nuovamente al tema del disegno e della rappresentazione. L’ex manicomio, per noi, è stato il posto ideale in cui mettere in scena la nostra storia, che è trasversale e inclusiva”.

Il video è composto dalla combinazione di 35 foto e 35 disegni intervallati dalle riprese: come entra in scena Pinocchio, capolavoro universale della letteratura?

“Le nostre ricerche, e le nostre considerazioni relative alla verità (o alla finzione) del disegno e alla verità (o alla finzione) della fotografia ci hanno condotto, appunto per analogia, fino al libro di Carlo Lorenzini, un testo senza tempo e senza luoghi, senza un’architettura specifica. Con il desiderio di restituire la cosciente mancata descrizione dei luoghi del libro attraverso un nuovo palinsesto grafico, ritessendone la scenografia, abbiamo contattato la Fondazione Nazionale ‘Carlo Collodi’ la quale ha da subito condiviso la nostra idea. Senza alcuna presunzione da parte nostra, il contributo grafico e fotografico al racconto di Pinocchio è una sorta di ripensamento dei luoghi o delle scene ideali in cui la storia può essere ancora credibile e ognuno può spaziare con la sua fantasia. Pinocchio non è più un burattino, ma un’architettura, disegnata o fotografata, fatta di pezzi e giunture, un macro-oggetto che si muove in una macro-scenografia”.

Un progetto realizzato con gli sponsor della Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana, i Comuni di Pisa e di Volterra, ANCE Pisa, Navicelli di Pisa, Forti Holding, ProVolterra. Tra i partner e promotori del progetto: Fondazione Nazionale Carlo Collodi, Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra, Comune di San Giuliano Terme, Confcommercio Provincia di Pisa, Federazione degli Architetti della Toscana, Pacini Editore, Ordine degli Architetti della Provincia di Pisa.

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