“Il turco in Italia – vita e poesie di Nazim Hikmet” è il nuovo spettacolo della compagnia teatrale senese Aresteatro che andrà in scena domenica 17 agosto a Cortona (ore 21,30 – casa-studio cs376 a S.Martino a Bocena). Lo spettacolo, diretto da Francesco Burroni, è un libero adattamento dal romanzo di Joyce Lussu che è stata la prima traduttrice italiana del famoso poeta turco, uno dei più importanti del Novecento, conosciuto in Italia soprattutto per le sue poesie d’amore, ma noto anche per i suoi versi di impegno civile.

Un viaggio nella storia di Nazim Hikmet – Attraverso quest’agile e brillante biografia Joyce racconta in prima persona il loro rapporto di amicizia, facendo emergere con abili pennellate sia l’Hikmet uomo che l’Hikmet poeta, senza tralasciare aneddoti curiosi come la rocambolesca fuga da Istanbul da lei organizzata con la compagna del poeta Munevver e il figlioletto Mehmet. L’adattamento teatrale ripercorre la vita di questo poeta nato nel 1902 che, dopo aver conosciuto in Anatolia la cultura e le misere condizioni del suo popolo, va a Mosca dove prende contatto con le avanguardie russe del nascente stato sovietico (Chagall, Majakowskij, Ejzenštejn…). Tornato in Turchia viene arrestato e rilasciato varie volte per la sua attività di “poeta rivoluzionario”, come egli steso amava definirsi, e trascorrerà in tutto 17 anni in prigione. Dietro le sbarre, nonostante la sua malattia di cuore e la minaccia costante dell’impiccagione, scriverà le sue poesie più intense. Dopo la fuga del 1950 viaggerà tantissimo in tutto il mondo e sarà spesso anche in Italia.La messinscena della compagnia senese Aresteatro si avvale di vari linguaggi ben rappresentati dai tre interpreti: Francesco Burroni (teatro), Marcella Cappelletti (danza) e Francesco Oliveto (musica dal vivo) e propone un viaggio nella storia del poeta in maniera decisamente non naturalistica o descrittiva, lasciando largo spazio alle improvvisazioni di suoni e movimenti che accompagnano il percorso biografico e poetico del grande poeta turco che amava definirsi cittadino del mondo.

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