Finanziamenti tanto facili da concedere quanto difficili da riavere. Così difficili da mettere in difficoltà le stesse banche. E clienti beneficiari tanto potenti e legati da relazioni e amicizie “pericolose” che ancora oggi sembrano protetti dall’anonimato e dalla privacy, nonostante gli effetti devastanti del loro agire.

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Gianni Zonin

Il tema è talmente attuale che ormai da mesi riguarda uno dei filoni delle crisi finanziarie del nostro sistema bancario, quello più brutto. A conferma che ci sono clienti di serie A e di serie B, a seconda della propria rete di conoscenze. Con azionisti e risparmiatori che hanno le soffiate giuste per ritirare in tempo i risparmi mentre altri si tolgono la vita dopo averli perduti tutti. L’ultimo è stato Antonio Bedin, che si è visto volatilizzato il valore delle proprie azioni e obbligazioni subordinate della Banca Popolare di Vicenza, presideduta per lungo tempo dal vignaiolo Gianni Zonin. Ma un caso simile, purtroppo, era accaduto a fine novembre scorso a Civitavecchia a Luigino D’Angelo, pensionato risparmiatore della banca dell’Etruria. Gesti estremi che meritano rispetto e chiedono risposte.

Oggi, con evidente ritardo rispetto ai danni provocati anche a causa dell’assenza delle autorità che avrebbero dovuto vigiliare, la Magistratura ha preso ad indagare. A Vicenza sono sotto inchiesta più o meno tutti i vertici della banca e affiorano i primi nomi degli “uomini d’oro” (leggi), tra questi anche René Caovilla, vecchia conoscenza senese per l’acquisto di un immobile dalla curia di Siena che finì anche in tribunale. Ad Arezzo è di ieri la notizia di perquisizioni della Guardia di Finanza in casa di tre persone indagate per bancarotta fraudolenta, tra le quali l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, l’ex consigliere Giorgio Guerrini e il funzionario dell’istituto aretino che aveva istituito la pratica per un finanziamento di circa 20 milioni di euro alla società Privilege Yard, parte di un finanziamento più ampio che arrivava a 100 milioni e coinvolgeva altre banche (Unicredit, Bpm, Mps service, Intesa e Banca Marche).

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Tarcisio Bertone

La vicenda della Privilege Yard è quella, ormai nota, di una linea di credito concessa per la costruzione di uno yacht di lusso che non è mai entrato in acqua, sebbene abbia goduto del santo battesimo del cardinale Tarcisio Berone (leggi), che poi chiedeva contributi allo stesso titolare della Privilege (già nel nome il riferimento alla corsia preferenziale).

C’è poi la regina delle banche con crediti deteriorati nella pancia del proprio bilancio, banca Mps. Ma dalla sua Rocca non è mai emerso un solo nome di quei beneficiari d’oro che non hanno restituito capitale né tantomeno interessi. A fine 2015 il portafoglio di “non perfoming loans” (npl) ammontava a 46,9 miliardi di euro (leggi). Fortunatamente da inizio anno la banca più antica del mondo ha cominciato a cedere parte di queste posizioni scomode a società specializzate nel recupero crediti. Ieri ha ceduto oltre 40mila posizioni per un valore contabile lordo di circa 290 milioni di euro (circa 350 milioni, includendo gli interessi di mora maturati e/o altri addebiti che vengono ceduti insieme al capitale), ma sono ancora poca cosa rispetto al totale in sofferenza che giace nei bilanci di Rocca Salimbeni, tanto che, una nota della banca, spiega che «la cessione ha determinato un impatto lievemente positivo sul conto economico e non ha significativi effetti sui ratios patrimoniali di BMPS».

Rocca SalimbeniProverà a recuperare i crediti al consumo, soprattutto prestiti personali e carte di credito originati da Consum.it, la Kruk Group, società di recupero crediti attiva nel mercato dei crediti in sofferenza europeo. «L’operazione è in linea con il Piano industriale 2015-2018, che prevede un programma pluriennale strutturato di cessione», spiega ancora la banca.

A questo punto, però, non sarebbe male che iniziassero anche ad uscire i nomi dell’elenco contenzioso Mps, nel quale troveremmo, oltre a molti imprenditori in evidente difficoltà per la crisi, anche alcuni di questi “uomini d’oro”, baciati dalla sorte e dalle relazioni “pericolose” in Mps, che hanno preso ma mai restituito. La pubblicazione di quell’elenco sarebbe già un primo risarcimento alla città, agli azionisti e ai clienti di Montepaschi, che potrebbero finalmente guardare in faccia chi ha saltato la fila in agenzia e percorso altri corridoi per arricchirsi personalmente ai danni di tutti gli altri. Rubando soldi e futuro.

Ah, s’io fosse fuoco

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