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Le piazze, le Mura, gli angoli di Lucca diventano spazi espositivi d’eccezione per il ‘Il Passo Sospeso’, mostra organizzata dalla Fondazione Ragghianti e curata da Alessandro Romanini, che porta nella città toscana alcuni dei più importanti nomi dell’arte contemporanea, per celebrare i trent’anni della morte di Carlo Lodovico Ragghianti.

Il concetto di limite Il confine, la frontiera, il limite nell’estensione più ampia di questo termine, sono – purtroppo – concetti di estrema attualità nel nostro Paese. Confini culturali, antropologici e geografici, ma anche filosofici, espressivi, socio-politici e linguistici che vengono infranti e superati grazie alle opere di 44 artisti: Marina Abramovic, Gustavo Aceves, Bas Jan Ader, Roberto Barni, Alighiero Boetti, Marcel Broodthaers, Enrico Castellani, Sandro Chia, Michelangelo Consani, Leone Contini, Vittorio Corsini, Gino De Dominicis, Aron Demetz, Giuseppe Donnaloia, Mario Fallini, Roberto Fanari, Davide Ferrario, Lucio Fontana, Luca Gaddini, Peter Greenaway, Emilio Isgrò, William Kentridge, Joseph Kosuth, Markus Lüpertz, Piero Manzoni, Marisa Merz, Igor Mitoraj, Jonathan Monk, Alexey Morosov, Luigi Ontani, Orlan, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Massimiliano Pelletti, Marc Quinn, Enrique Ramirez, Bernardí Roig, Wael Shawky, Santiago Sierra, Giuseppe Uncini, Sophia Vari, Massimo Vitali, Guido van der Werve, Kan Yasuda. Sono loro che danno vita a questo ‘passo sospeso’ che invade la sede della Fondazione Ragghianti e la città intera e che vogliono portare per mano il visitatore a fare quel salto che lo porta a lasciare il terreno del ‘noto’ del ‘conosciuto’ per avventurarsi in un terreno ancora non esplorato, con i suoi pericoli e con le aspettative che lo caratterizzano che si apre di fronte agli occhi del visitatore grazie alla ‘chiave’ dell’arte.

La mostra All’interno della Fondazione Ragghianti il tema viene affrontato nei suoi aspetti più strutturali, attraverso opere multidisciplinari, accomunate da nuclei tematici e abbinate a un complesso di elementi testuali. Le opere d’arte, dunque, dialogano con i libri per amplificare lo sviluppo di possibili narrazioni, nonché di viaggi percettivi ulteriori per lo spettatore. E così si passa dalle mappe parzialmente cancellate di Emilio Isgrò, alle carte immaginarie di Peter Greenaway, alle geografie etno-gastronomiche di Leone Contini. Le luci e le ombre sono invece al centro di un gruppo di opere ‘storiche’, tra cui l’estroflessione di Enrico Castellani, il monocromo dell’Achrome di Piero Manzoni e le amplificazioni spaziali e percettive di Lucio Fontana, alle quali si abbiano anche l’elaborazione plastica a base di poesia e tecnologia di Vittorio Corsini e la conversione artistica di materiali quali ferro e cemento di Giuseppe Uncini. Il corpo come geografia dello scontro e come supporto artistico è invece analizzato attraverso le opere di Marina Abramovic, Orlan e Marisa Merz, a cui si affiancano artisti come Gino De Dominicis, Luigi Ontani, Marc Quinn, Aron Demetz e Santiago Sierra. Vi è quindi la sezione dedicata al concetto del ‘sublime’, ovvero ciò che è al limite e qua si trova il video di Guido van der Werve e quello del cileno Enrique Ramirez, mentre Giulio Paolini, Joseph Kosuth e Michelangelo Consani sono i protagonisti della sezione dedicata alla frontiera che separa il linguaggio dalla rappresentazione.

Le Mura come spazio espositivo Ma la mostra che vuole rompere i confini non poteva certo restare ‘confinata’ nelle mura del complesso di San Micheletto. Ecco, quindi, che ‘invade’ la città e, in particolare, le Mura, dove sono esposte le opere di 5 artisti, accomunati dalla volontà di raccogliere l’eredità del passato e dall’attrazione per la secolare perizia artigianale dei laboratori di Pietrasanta, dove sono state realizzate tutte le opere. A Porta Elisa protagonisti sono gli angeli in bronzo di Igor Mitoraj, provenienti dal parco archeologico di Pompei: opera che simboleggia perfettamente il dialogo tra antichità classica e linguaggi artistici contemporanei. Proseguendo la passeggiata si incontra un monumentale cavallo in bronzo e basalto, accompagnato da un drappello di 15 cavalli in resina, realizzati dall’artista messicano Gustavo Aceves, mentre l’artista russo Alexey Morosov presenta due opere plastiche della sua installazione Pontifex Maximus, da poco esposte al Museo archeologico nazionale di Napoli e al Museo d’arte moderna di Mosca e che alludono al ponte gettato tra storia e contemporaneità, tra oriente e occidente, recuperando iconografie classiche romane. Sono due sculture in bronzo dell’artista greca Sopia Vari, circondate dai resti del torrione cinquecentesco, le opere che creano una dialettica tra i confini dell’identità maschile e femminile, secondo forme astratte che rimandano alla policromia tipica della scultura ellenista. Infine, al baluardo San Colombano, protagonista è un’opera monumentale proteiforme dell’artista giapponese Kan Yasuda.

Piazze e chiese, sfondo di arte contemporanea Se le Mura di Lucca sono uno scenario quasi ‘naturale’ per una mostra di arte contemporanea, meno scontata ma forse perfino più suggestiva è la scelta di inserire queste opere in un contesto tipicamente urbano, quale quello delle piazze di Lucca. In piazza San Martino, di fronte alla cattedrale, si è accolti da ‘L’Offertorio’, bronzo policromo di Mimmo Paladino, mentre in piazza San Michele sono due le sculture che si possono ammirare, una di Sandro Chia e di Roberto Barni, mentre nel giardino di Palazzo Orsetti – sede dell’amministrazione comunale – sono collocate le opere del tedesco Markus Lüpertz e dell’italiano Roberto Fanari. Ma sicuramente l’impatto emotivo più forte arriva in piazza Anfiteatro, dove campeggia l’enorme ‘Tindaro’ di Igor Mitoraj che dialoga perfettamente con lo spazio ovale dell’antica piazza romana. La mostra resterà visitabile fino al 3 settembre dal martedì alla domenica dalle 16 alle 23 a ingresso libero. Tutte le informazioni si possono trovare sul sito della Fondazione Ragghianti (www.fondazioneragghianti.it), mentre per godere appieno della parte ‘esterna’ della mostra è scaricabile una app dedicata, anch’essa gratuita.

 

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