Storico incontro alla Basilica di San Miniato di Firenze tra il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, e Karekin II, patriarca supremo degli Armeni. L’appuntamento ecumenico è avvenuto durante il Festival delle Religioni, diretto da Francesca Campana Comparini. La scelta del luogo di San Miniato non è affatto casuale: la splendida basilica fiorentina prende infatti nome dal protomartire Miniato, un re proveniente dall’Armenia che fu ucciso a Firenze dall’imperatore Decio in epoca di persecuzione cristiana, nella metà del III secolo. La Chiesa Apostolica Armena deriva da una delle prime comunità cristiane ed è tra le più antiche Chiese del mondo: le prime testimonianze dell’avvento del cristianesimo in Armenia risalgono infatti al I secolo, ad opera degli apostoli Taddeo e Bartolomeo.

L’intervento di Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, è partito proprio da quelle origini per soffermarsi poi sul tema della fede e sul ruolo delle chiese cristiane nella società e nella storia. Nel suo discorso, il patriarca degli Armeni ha sostenuto che oggi «la Chiesa cristiana nella sua missione dovrebbe necessariamente statuire l’unico esempio della relazione tra fede e verità nella società, relazione che è confermata dal credere nel proprio cuore, conferita dalle opere della vita virtuosa e dando frutto con il miglioramento della vita quotidiana e del risveglio spirituale di milioni di persone». Karekin II sfiorando l’attualità ha affermato: «Oggi, le manifestazioni estreme della percezione di fede sono diventate normali. Da una parte, alcuni gruppi e individui desiderosi di vivere secondo l’esempio della fede percepiscono la loro verità come esclusiva, spesso un fenomeno di espulsione, e non di rado a spese di una società che per lo più non condivide questa opinione. Dall’altra parte, il sentimento della fiducia individuale e pubblica nei valori inalienabili nati dall’unione di verità e di fede è considerato con qualche riserva. Questo sentimento della fiducia individuale e pubblica nei valori inalienabili è visto come qualcosa di strettamente privato, ed è lasciato alla coscienza individuale.Certamente la scelta della verità di fede è una realtà molto personale e privata – ha sostenuto il patriarca armeno – eppure la sua manifestazione, nella prospettiva della Chiesa cristiana, crea la Chiesa del Dio vivente, il pilastro e il fondamento della verità. È così che la fede, come verità basata su valori eterni, viene trasformata da livello personale e individuale di verità in una diritta via che guida nella vita».

Il segretario di Stato Parolin: «Cristaini siano fattori di unità» Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Parolin, nel suo lungo intervento ha avuto modo di affrontare varie tematiche – dal dialogo tra chiese, alle difficoltà della Chiesa di oggi, oltre ad una profonda riflessione sul valore della preghiera. Al termine dell’incontro ha voluto soffermarsi sull’importanza dell’incontro ecumenico: «Credo che nel mondo di oggi, lacerato da tanti conflitti e da tante tensioni, i cristiani – ancor prima di parlare del dialogo interreligioso – prima di tutto devono essere fattore di unità, e per diventare elemento di unità all’interno della società devono cercare primariamente l’unione tra di loro. Che è poi la preghiera più ardente di Gesù nel Cenacolo, ‘che tutti siano uno’, pur nelle loro differenze, come spesso ricorda il Papa. L’unità non è uniformità ma mettere insieme le proprie differenze e farle convergere in un mettere insieme le proprie differenze e farle convergere in un arricchimento comune».

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