GROSSETO – Cento parole per esprimere i pensieri più intimi, le emozioni più vere, le riflessioni più sincere, pochi ma importanti termini per mettersi a nudo davanti all’emergenza Covid, rivelando qualcosa della propria esperienza professionale a contatto con il virus che ha imposto forti cambiamenti, anche interiori.

Con questo intento é nato il progetto ‘100 parole per parlarci di te’, lanciato dall’associazione Anìmo, a cui hanno aderito gli infermieri della degenza Covid dell’ospedale di Grosseto, sviluppandolo ulteriormente con la realizzazione di un video che ha rappresentato un’occasione di introspezione per tutti gli operatori che hanno vissuto la pandemia in prima linea nei reparti ospedalieri dedicati.

L’iniziativa era diretta agli infermieri, ma Beatrice Pisani, operation manager della degenza Covid, ha ritenuto importante allargare questa opportunità anche a medici, oss e a tutti gli operatori sanitari che da marzo 2020 si occupano della cura dei pazienti Covid positivi ricoverati. «Una mattina ho messo in reparto una grande scatola con una fessura e ho invitato i colleghi a lasciare un messaggio scritto, di circa un centinaio di parole, sulla propria esperienza professionale e umana durante l’emergenza Covid – spiega Pisani – 100 parole potevano sembrare poche davanti alla portata di un evento che ha turbato la vita di molte persone, ma l’adesione è stata fortissima e alla luce dell’interesse manifestato, insieme ad alcuni colleghi, in particolare all’infermiera Rita Mucelli, abbiamo deciso di dare vita e voce a quanto scritto sulla carta e da lì è nata l’idea di mettere insieme tutto questo materiale ‘umano’ in un video».

I messaggi della scatola sono stati raccolti con l’intenzione di condividerli attraverso un prodotto video; il filmato segue temporalmente l’evolversi della situazione Covid: inizia con una serie di fumetti che rappresentano, volutamente in chiave ironica, l’impegno profuso nell’affrontare in tempi rapidi le difficoltà causate dai cambiamenti imposti dal Covid e prosegue con un susseguirsi di immagini di operatori sorridenti, vestiti da capo a piedi con i dpi mentre svolgono la loro attività, anche insieme ai pazienti che hanno assistito. Mentre scorrono le foto, diverse voci fuori campo leggono i messaggi lasciati dai professionisti.

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