FIRENZE – La Corte Costituzionale dà parzialmente ragione alla Toscana sulla legge sul fine vita, dichiarando illegittime solo alcune disposizioni che invadono competenze statali.
La sentenza riconosce alla Regione il diritto di organizzare l’assistenza sanitaria per chi richiede l’aiuto a morire, ma boccia norme che definiscono requisiti di accesso e procedure pratiche, riservate allo Stato per garantire uniformità nazionale.
La sentenza della Consulta
I giudici hanno emesso un verdetto articolato: legittima l’intervento regionale sull’organizzazione dei servizi sanitari, ma censura “numerose disposizioni” che violano l’ordinamento civile e penale statale. In particolare, è incostituzionale l’articolo che fissa i requisiti per il suicidio medicalmente assistito, oltre agli articoli 5, 6 e 7 (comma 1), che imponevano alle Asl stringenti tempistiche per le verifiche, le modalità di attuazione e il supporto tecnico-farmacologico.
“La legislazione regionale non può ‘impossessarsi’ dei principi individuati dalla Corte”, si legge nella nota ufficiale. La norma toscana, approvata a febbraio 2025, arrivava a sei anni dalla sentenza 242/2019 che depenalizzava l’aiuto al suicidio da parte del medico, in assenza di una legge nazionale chiesta dalla Consulta.
Contesto e approvazione
La Toscana è stata la prima regione italiana a varare una legge del genere, con i voti di Pd, Iv e M5s. Altre come la Sardegna (approvata a settembre) hanno seguito, ma il governo ha impugnato entrambe rivendicando la potestà esclusiva.
Le reazioni politiche
Soddisfatto il presidente della Regione Eugenio Giani: “La Corte riconosce la legittimità del nostro potere legislativo sul fine vita, in assenza di intervento statale dopo la sentenza 242/2019. La Toscana è stata pioniera, mentre il governo voleva abrogare la legge”. Antonio Mazzeo, vicepresidente del Consiglio regionale, aggiunge: “Smentita la destra che accusava un forcing costituzionale. La Regione non ha invaso competenze: recepiremo le indicazioni con serietà, senza arretrare sui diritti riconosciuti”.
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