alfiere_leocornoLe Contrade di Siena ricercano le proprie memorie. Lo fanno in molti modi: allestendo spazi museali, pubblicando studi archivistici, andando a riscoprire personaggi che hanno fatto la loro storia. Il fenomeno, non nuovo e costante nel tempo, sembra essersi intensificato negli ultimi anni, seguendo un bisogno di raccordarsi alle radici, alla tradizione, al passato, per trarne forza e ispirazione. Probabilmente non è un caso che questo coincida con la crisi profonda della Città e delle sue istituzioni: come se si volesse confermare, attraverso la memoria, l’appartenenza a una civiltà, a una tradizione che dà un senso particolare alla nostra vita. E allora ecco che – per fare solo qualche esempio – l’Onda inaugura “MOnd”, un museo multimediale e tecnologico, apprestandosi a celebrare il bicentenario della nascita di Giovanni Dupré; ecco che il Bruco continua con la fortunata idea di “Memorabilia”; ecco che la Torre ricorda i personaggi della Grande Guerra; trasversali alle singole Contrade, loro stessi contradaioli di spessore, sono i membri del gruppo “Ricordi di Palio”, capitanato da Michele Fiorini, che porta nelle Consorelle antichi filmati e produce nuova memoria intervistando fantini e personaggi senesi.

La Bandiera dei Lecaioli Ultima, in ordine di tempo, l’iniziativa del Leocorno, che grazie al suo ex priore Lorenzo Bassi, da un’idea di Marco Bracali ed Ernesto Campanini e con la collaborazione di un nutrito gruppo di intervistatori lecaioli, ha presentato nel corso di un’affollatissima cena il video documento “La Bandiera dei Lecaioli”. Si tratta di un omaggio agli alfieri del Leocorno dal 1945 ad oggi e alle bandieraie, ma più in astratto è un omaggio alla bandiera e alla figura dell’alfiere, che rappresenta la Contrada con fierezza e con grazia. Emerge chiaramente come ogni alfiere abbia interpretato il proprio ruolo con sfaccettature diverse a seconda dell’età e della personalità: ognuno accomunato dalla consapevolezza dell’importanza della propria funzione, dall’emozione, dalla ricerca dell’armonia e della bellezza, dall’intesa con l’altro membro della coppia. Nell’arte di girare la bandiera alla memoria si è aggiunto il culto della bellezza, la ricerca del particolare, il ricordo di tante entrate in Piazza, che rappresentano un momento luminoso nella vita di chi, per abilità e grazia, viene scelto per rappresentare la Contrada. Se per gli alfieri la Passeggiata Storica è un momento di concentrazione ed emozione controllata, per le bandieraie cucire le bandiere è un po’ come entrare in quella Piazza preclusa alle donne: un modo di fare la propria parte essenziale all’interno del rito, un modo per dare un senso e una finalità agli inverni trascorsi con i colori del Leocorno negli occhi e fra le mani, ai pomeriggi fatti di innumerevoli punti. Si fanno le bandiere di seta e intanto si fa Contrada, con il senso del bello, dell’utile e dello stare insieme. La cosa più importante che emerge dal film è la trasmissione dei saperi da una generazione all’altra: quell’insegnamento fatto di maestri e allievi, di pomeriggi luminosi popolati dal fruscio della seta, di parole, di gesti, di figure, di agilità, di tempismo, di prove infinite, alla ricerca della perfezione e della sincronicità. È così che una bandiera smette di essere un semplice oggetto fatto di legno, piombo e seta colorata, per acquisire un’anima, per chiamare il cielo con elegante slancio, per divenire simbolo di un intero popolo, del suo passato e del suo presente.

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