mignolo-profMagari non avranno conquistato il mondo, come volevano fare ogni notte nella nota serie cartoon della Warner. Però, gli studi sui Mignolo e Prof di turno hanno avuto una grandissima risonanza planetaria. Scherzi a parte: realizzato in Italia il primo vaccino – chiamato 4CT7-Staph – contro il più temuto dei superbatteri, lo Staphylococcus aureus (responsabile di molte infezioni anche mortali, come forme gravi di polmonite), funziona nei topi e a fine anno si saprà se possono partire i test sull’uomo. Descritto sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), il vaccino è stato messo a punto dal gruppo coordinato da Rino Rappuoli, uno dei pionieri a livello internazionale della ricerca sui vaccini di nuova generazione. La ricerca è stata condotta nel centro di ricerca sui vaccini dell’azienda farmaceutica Novartis (ora nel gruppo GSK), a Siena, in collaborazione con l’Università di Chicago.

Rino Rappuoli
Rino Rappuoli

I commenti «Solo negli Stati Uniti – ha sottolineato Rappuoli -, ogni anno muoiono circa 20mila persone a causa di ceppi resistenti agli antibiotici dello Staphylococcus aureus che colpiscono soprattutto gli anziani ricoverati in ospedale. Nonostante sia urgente un vaccino preventivo contro il batterio, i tentativi fatti finora sono stati ostacolati dalla sua capacità unica di sfuggire agli attacchi del sistema immunitario». «Grazie alle nuove tecnologie basate su Dna e conoscenze immunologiche, le speranze di sviluppare un vaccino efficace sono aumentate», hanno aggiunto Guido Grandi e Fabio Bagnoli, che hanno seguito il progetto.

Lo studio I ricercatori hanno utilizzato un cocktail di elementi che il sistema immunitario riconosce come nemici, ossia degli antigeni: ne sono stati scelti cinque, indicati con le sigle FhuD2, Csa1A, Hla, EsxA, e EsxB. Come è accaduto per altri vaccini di nuova generazione, nel vaccino ottenuto è stata introdotta una sostanza che ne potenzia l’azione (adiuvante), basata su una molecola sintetica che stimola il sistema immunitario attivando una risposta piu’ efficace contro il batterio. «La tecnica – viene spiegato all’Ansa – deriva dall’approccio sviluppato presso il Centro Ricerche di Siena». Chiamato vaccinazione a ritroso, identifica gli antigeni del vaccino studiando il Dna del batterio e poi li modifica geneticamente in modo da renderli sicuri. I topi che hanno ricevuto il vaccino esposti a diversi ceppi del superbatterio hanno mostrato una resistenza migliore rispetto a quella dei topi che avevano ricevuto il vaccino basato su un solo antigene. Per i test sull’uomo bisognerà aspettare gli studi in corso «le ricerche che ci permetteranno di decidere se 4CT7-Staph è pronto per iniziare lo sviluppo e la sperimentazione clinica – rileva Rappuoli – saranno concluse alla fine di quest’anno». Oltre allo Staphylococcus aureus, per Rappuoli, la sfida ora è tradurre i risultati delle ricerche in vaccini efficaci contro altre due malattie infettive non ancora prevenibili con la vaccinazione come malaria e Aids.

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