amiantoIn Toscana si torna a parlare di amianto. Solo pochi giorni dopo la sentenza della Cassazione che ha prescritto e quindi annullato la condanna a 18 anni del magnate svizzero Schmidheiny, ex proprietario dell’Eternit, per disastro ambientale, quel disastro ambientale che a Casale Monferrato ha fatto migliaia di vittime, in Toscana scoppiano nuovi casi.

Una tonnellata di cemento-amianto abbandonato A Sansepolcro, in provincia di Arezzo, nello splendido borgo che ha dato i natali a Piero della Francesca, viene alla luce un mostro che era sommerso: una tonnellata di cemento-amianto abbandonata in un deposito privo di controlli, libera di diffondere tutto il suo potenziale cancerogeno nell’aria. Il materiale è stato ritrovato dalla Guardia di Finanza nei pressi di un cantiere edile. Dopo vari accertamenti i finanzieri della Brigata di Sansepolcro, nell’ambito di un controllo in materia di lavoro sommerso, hanno scoperto che l’impresa edile responsabile del deposito, non essendo iscritta all’albo dei gestori ambientali, non aveva le necessarie autorizzazioni e competenze per la lavorazione, stoccaggio e bonifica dei rifiuti speciali pericolosi, come questi  manufatti contenenti amianto. Inoltre, durante i lavori di ristrutturazione del tetto del capannone dal quale era stato rimosso tutto il cemento-amianto, all’interno del cantiere non erano state adottate le speciali prescrizioni sul trattamento e  formazione del personale che si trova a maneggiare eternit e amianto.

Ginevra Virginia Lombardi
Ginevra Virginia Lombardi

Toscana fatta di eternit Anche in Provincia di Firenze non si fa che parlare di amianto, sì perché lì l’amianto finisce in tavola. L’acqua di Firenze, Pistoia e Prato scorre in tubazioni di eternit e cemento amianto. Non si tratta di acqua destinata all’irrigazione dei campi bensì di quella che finisce nei bicchieri, nelle pentole e nei bagni del capoluogo toscano e di due province limitrofe. L’area interessata è servita da una rete idrica lunga 225 chilometri realizzata interamente con tubazioni di eternit o cemento-amianto. Il 36% di queste condotte sono rami principali, ovvero tubi che portano l’acqua dagli impianti di prelievo ai rami secondari.  Publiacqua, l’azienda che gestisce l’acquedotto, ha dichiarato di non avere nessun piano di sostituzione delle condotte in amianto e che interverrà su di esse solamente quando si verificheranno perdite di acqua. E al tempo stesso tranquillizza i cittadini toscani serviti dai propri acquedotti. A portare alla luce i chilometri e chilometri di tubazioni cancerogene è stata una denuncia effettuata da una professoressa dell’Università di Firenze, Ginevra Virginia Lombardi, sulla rivista online “Città invisibile”, dove ha pubblicato non solo la mappa dei tubi da sostituire ma anche di tutti i quartieri delle città interessate e tutti gli studi sulla pericolosità per la salute dei cittadini che quell’acqua cono costretti ad usarla e a pagarla cifre astronomiche. «Publiacqua, che fa pagare una delle bollette più care d’Italia, ha le reti peggiori della Toscana e perde il 51% dell’acqua che immette in rete – spiega la professoressa Lombardi  – inoltre gli interventi di manutenzione sulla rete non garantiscono una gestione efficiente del problema delle perdite di acqua e sembrano assolutamente inadeguati ad affrontare e risolvere il problema delle condotte in amianto». Publiacqua fino al 2014 avrebbe riscosso dalle bollette dei cittadini toscani 69 milioni di euro per investimenti che, pare, non sono mai stati realizzati.

Bevendo fibre di amianto è possibile morire? Sì A rispondere è sempre Ginevra Virginia Lombardi, ocente e membro del Forum dell’acqua. Secondo quanto dichiarato da Publiacqua non esistono pericoli per la salute di chi beve l’acqua che arriva in casa da tubazioni in eternit o cemento amianto, ma da quanto affermato dal Parlamento europeo, non sembra così. Era il marzo del 2013 quando il parlamento Europeo approvava una risoluzione che riconosce tra le cause di tumore dovute all’amianto anche quello causato da ingestione di fibre. Al punto 37 tale risoluzione recita testualmente: «Si sottolinea che tutti i tipi di malattie legate all’amianto, come il tumore al polmone e il mesotelioma pleurico – causati dall’inalazione di fibre di amianto in sospensione, abbastanza sottili da raggiungere gli alveoli e abbastanza lunghe da superare la dimensione dei macrofagi, ma anche diversi tipi di tumori causati non soltanto dall’inalazione di fibre trasportate nell’aria, ma anche dall’ingestione di acqua contenente tali fibre, proveniente da tubature in amianto, sono stati riconosciuti come un rischio per la salute e possono insorgere dopo alcuni decenni, e in alcuni casi addirittura dopo oltre». Se l’amianto ingerito non rappresentasse un rischio per la salute, perché il parlamento europeo avrebbe evidenziato tale rischio nella risoluzione? Nei territori di Firenze, Prato e Pistoia l’acqua produce un utile lordo sul fatturato che oscilla tra il 20 e il 25%, con questi risultati economici non deve essere impossibile programmare un piano di sostituzione che elimini tutto l’amianto nei comuni serviti da Publiacqua.

Publiacqua  e l’intervento di sostituzione delle tubature: i conti non tornano Publiacqua ha dichiarato pubblicamente su un giornale locale che la sostituzione dei 225 km di tubature sarebbe costata all’azienda 20 miliardi di euro, in una successiva dichiarazione la stessa Publiacqua ha indicato in 200 milioni di euro l’importo da stanziare per la sostituzione. Sarebbe necessario avere maggiore chiarezza ed attendibilità sul costo di un piano di sostituzione, per poterne valutare la fattibilità reale. Allo stato attuale non abbiamo una cifra di riferimento soprattutto se consideriamo che a Carpi viene quantificata una spesa ancora diversa e non confrontabile con quelle indicate da Publiacqua: AIMAG, azienda multiutility di Carpi, indica in 60 milioni di euro il costo della sostituzione di circa 290 km di condotte in amianto. Il problema diventa di difficile risoluzione dato che il piano degli investimenti 2014-2021 non riporta nessun intervento sulle condotte in amianto. Dei 500 milioni di euro che l’azienda incassa dalle nostre bollette per effettuare investimenti, non viene destinato niente ad un eventuale piano di sostituzione, mentre circa il 20% del totale (quasi 100 milioni di euro) viene destinato alla macchina aziendale. Le cifre, e sono solamente alcune, possono rendere meglio l’idea: 20 milioni di euro per software; 16 milioni per il Sistema informatico territoriale (mappe); 4.750.000 euro Ristrutturazioni e nuove sedi; 4.550,000 euro per gestione interventi; 1.200.000 euro manutenzione immobili; 4.000,000 euro per aggiornamento e manutenzione parco automezzi; 640,000 euro per acquisto mobili e arredo. In totale 99.158.468 su 495.258.442 di euro che verranno investiti saranno consumati per la “macchina” aziendale. Il 20% di tutti gli investimenti saranno destinati a Publiacqua.

Eternit: ingiustizia è fatta Non sono bastati gli oltre tremila morti italiani d’amianto, né la sentenza beffa del processo contro Schmidheiny, con la quale la Cassazione ha stabilito che di amianto non si muore, o meglio si muore, ma, poiché l’omicidio non è imputato contestualmente all’accusa di disastro ambientale, il colpevole va assolto. Il processo del secolo sulle tremila vittime per l’amianto dell’Eternit, con numeri e drammi esistenziali straordinari, si è concluso con una sentenza che ha altrettanto dell’incredibile. Incredibile come il fatto che ancora oggi il Bel Paese sia pieno di amianto e di nuovi decessi, che continuano a sommarsi al numero delle vittime senza che vengano presi provvedimenti seri, senza che vengano individuati dei colpevoli. Finché si continueranno ad archiviare disastri e vittime, in Toscana come in Italia,non si potrà parlare di tutela, di salute né tantomeno di giustizia. Resta da sperare che Sansepolcro, Firenze, Pistoia e Prato non si trasformino in una nuova disfatta ambientale.

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