La corsa per il capoluogo dell’area vasta del Toscana del Sud irrompe in rete e lo scontro divampa a mo’ di Risiko su Facebook. La proposta del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, fatta alla Festa democratica di Siena (leggi), che indicava nella Città del Palio il nuovo centro della nuova “maxi-provincia” che comprendeva anche quelle di Arezzo e Grosseto ha animato sentimenti di campanile e riaperto acredini territoriali che stanno impazzando in rete. Niente di particolarmente violento, per carità, ma tutte hanno come denominatore comune una sola finalità: far mantenere ai rispettivi capoluoghi il ruolo svolto fino ad oggi anche nell’ottica dell’area vasta.
 
Arezzo La prima città ad attivarsi in rete, e in particolare su Facebook, è stata Arezzo. “Arezzo capoluogo. Noi non svenderemo la nostra provincia a Siena”: è questo il nome del profilo pubblico attivo dal 28 agosto che si ribella alla proposta del governatore Rossi. In poco più di dieci giorni di vita ha raccolto quasi 1000 “Mi Piace” e le motivazioni che hanno animato il sentimento patriottico aretino sono quelle dei numeri che questo territorio porta con sé, cioè una popolazione doppia rispetto agli abitanti del senese. In Siena capoluogo gli aretini vedono un «vero e proprio atto contro il territorio aretino, la sua comunità, il suo territorio». Nella giornata di ieri c’è stato anche un incontro pubblico alla Borsa Merci di Arezzo, con il presidente Vasai che ha aperto l'iniziativa voluta da Provincia, Comune di Arezzo e Camera di Commercio per mobilitarsi contro la possibile soppressione dell'ente provinciale. «Ci difenderemo con ogni mezzo che la legislazione ci mette a disposizione – ha detto Roberto Vasai –. Aggregare le province di Arezzo-Siena-Grosseto, equivarrebbe a creare una nuova provincia grande quanto la metà della regione. Se poi andiamo a leggere l'ormai mitizzato rapporto Irpet che viene posto all'origine della scelta delle 3 area vaste – ha spiegato Vasai – l'asino cade definitivamente, perché la lettura che viene data della realtà della Toscana del Sud ha ben poco a che vedere con la realtà di questo nostro territorio. Cito due dati: per densità della popolazione Arezzo sta ben oltre la media regionale (103 contro 73) e per quanto riguarda l'industria, il contributo al Pil provinciale è superiore al 26%, mentre la media regionale è sotto il 20».
 
Grosseto Anche la Maremma però si è mossa ed ha “socializzato” (da intendersi come derivato di “social network”) la sua volontà di non far perdere a Grosseto il ruolo di capoluogo. Il gruppo “Grosseto Capoluogo. Mai sotto Siena”, pur essendo nato solo da poche ore, conta già circa un centinaio di iscritti tra privati cittadini, associazioni, ed enti sociali, economici e commerciali. Pareri e voci diverse ma tutti uniti nel sostenere che ha poco senso unire l’aretino, il senese e il maremmano per la grande distanza, culturale e territoriale, tra le diverse zone. Se proprio ci deve essere un accorpamento, il matrimonio “naturale” è con Siena ma in tal caso dovrebbe essere Grosseto il capoluogo avendo dalla sua una maggiore popolazione. Una piccola apertura, l’unica del gruppo maremmano di Facebook, volge lo sguardo a nord: in molti consigliano infatti di “annettere” Piombino e la Val di Cornia, territori che sembrano sempre più distaccati da Livorno e che storicamente hanno legami con la Maremma. Insomma, questo Risiko appassiona sempre di più le popolazioni ed abbraccia anche tematiche territoriali ed economiche. Non solo campaniliste.

Siena L’ultima ad attivarsi è stata Siena con “Per Siena capoluogo: dal pasticcio alla riforma”: è questo il titolo della mobilitazione pubblica, «aperta ai cittadini, a tutte le forze politiche, sociali ed economiche, lanciata dal Pd senese per far sentire le ragioni della comunità senese alle istituzioni nazionali e regionali». Anche le truppe senesi del Pd arrivano su Facebook con l’annuncio dell’apertura di un apposito gruppo ma anche con una raccolta firme sul sito del Partito Democratico senese (www.sienapartitodemocratico.it). Siena inizia a sentirsi minacciata dai due fronti quindi: l’obiettivo, si legge in una nota del Pd è di «raccogliere le adesioni all’appello da consegnare al presidente del consiglio Monti, al governatore della Toscana Enrico Rossi; ai parlamentari e consiglieri regionali», anche attraverso un’iniziativa pubblica che verrà organizzata a giorni. «Siena per la sua storia, per la sua collocazione geografica e per la presenza di istituzioni di profilo internazionale, ha tutte le caratteristiche per continuare ad essere capoluogo – è stato questo il “grido di battaglia” di Andrea Biagianti, responsabile provinciale enti locali del Pd senese -. Per questo c’è bisogno di far sentire la voce di tutta la comunità senese per impedire lo ‘scippo’ del capoluogo. Siamo disponibili a discutere sia su come dare vita a una riforma organica di tutte le istituzioni, ma anche a ragionare sulla riorganizzazione delle nuove province in Toscana, pur che si producano reali risparmi, efficienza e non solo demagogia».

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