vergassola2.jpgImmaginate la scena finale del film “L’Attimo Fuggente”, in cui tutti gli studenti si alzano in piedi per salutare l’ultimo saluto al professore di letteratura, John Keating, interpretato da Robin Williams. Ecco, al posto degli studenti mettete una città e una tifoseria intera che grida «Oh Capitano, mio Capitano». È la prima immagine da associare all’addio al calcio giocato di Simone Vergassola e al saluto della Siena calcistica alla sua ultima bandiera. Lo storico capitano bianconero decide di appendere la scarpe al chiodo e comunica la sua decisione con una lettera inviata alla stampa, alla città e ai tifosi. Una notizia che ha commosso l’ambiente bianconero alla vigilia dell’inizio del ritiro estivo della Robur Siena che affronterà il campionato di Lega Pro 2015/2016. Vergassola scrive: «È arrivato per me il momento di fermarsi. Ho provato fino a pochi giorni fa, ancora nell’ultimo mese ho tentato di superare l’infortunio che mi ha bloccato lo scorso anno, ma le sensazioni non sono positive e il fisico dice ormai senza ombra di dubbi che è il momento di smettere».

Vergassola e Siena: una storia di amore Nato a La Spezia il 24 gennaio 1976, Vergassola arriva a giocare nel Siena nel 2004, dopo le esperienze in maglia Carrarese, Sampdoria e Torino. Con i bianconeri, Vergassola diventa ben presto capitano ereditando la fascia da un’altra bandiera del calcio senese, Michele Magnani, svolgendo alla perfezione il ruolo di professionista e simbolo di una piazza calcistica intera. Protagonista di tutte le stagioni in Serie A della Robur (l’unico a riuscire nell’impresa), Simone Vergassola ha stabilito anche il record assoluto di presenze con la maglia del Siena: oltre 300 con 26 gol all’attivo. Niente male per un centrocampista di corsa e generosità. Ma sono state proprio queste doti, unite ad una straordinaria umanità, a fare di Vergassola un assoluto idolo per la tifoseria bianconera che lo stesso ‘Capitano’, nella sua lettera ha voluto ringraziare ricordando momenti belli e brutti. «Sono stati anni emozionanti, ricchi di tante soddisfazioni, dell’affetto della gente e anche di qualche amarezza, ma il bilancio umano resta ampiamente soddisfacente. Certo, resta il grande dispiacere per come si è conclusa la storia dell’Ac Siena un anno fa – ricorda Vergassola -: è stato molto triste, ma ricorderò per sempre quel gruppo fortissimo che insieme allo staff ha vissuto con grande dignità un anno pieno di problemi. Avremmo meritato di meglio, noi come i tifosi che saluto con l’amicizia di sempre. Siena sa vivere il calcio senza esasperazioni e tutte le squadre di questi undici anni hanno sempre avvertito la vicinanza del nostro pubblico. […]Vorrei ringraziare uno per uno i tifosi che mi hanno seguito con calore nella mia carriera, tutti i compagni di squadra con i quali ho condiviso sudore e passione, gli allenatori e i tecnici che mi hanno seguito in questo viaggio bellissimo, gli addetti ai lavori».

Lettera di addio al calcio giocato di Simone Vergassola

Il futuro di Vergassola Nessun proclama, né annunci sul suo futuro: Simone Vergassola ha deciso di prendersi una pausa. Nonostante gli infortuni delle ultime stagioni, il Capitano ha continuato a far parte della rosa bianconera e più di un rumors lo voleva in procinto di sedere sulla stessa panchina della Robur, come assistente del neo-tecnico del Siena, Gianluca Atzori. Ma per ora, si tratta di uno scenario su cui Vergassola dovrà riflettere rimanendo però tifoso bianconero: «Da domani, quello che mi mancherà di più non sarà solo il campo di calcio o lo stare nello spogliatoio, ma anche il clima che si respira intorno a una squadra di calcio e spesso non emerge al di fuor – conclude nella lettera -. Ringrazio tutti di cuore. Adesso per me si apre un nuovo percorso professionale e di vita, per ora con una certezza: ogni volta che potrò, sarò sugli spalti a tifare Robur». Ulteriori parole d’amore da parte di un uomo, Simone Vergassola, che c’è sempre stato. Specie per l’impegno sul campo e per la grande umiltà e dignità dimostrate fuori. Soprattutto nei momenti più bui, quando gli stipendi non venivano onorati e quando il Capitano si fece carico di convincere i suoi compagni a non chiedere gli arretrati pur di permettere alla Robur di iscriversi. Impegno che, purtroppo, risultò poi vano. Abbandonare la nave in tempesta non ha fatto parte del dna di Vergassola. Di tuto questo, Siena gliene sarà sempre grata.

 

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