CASTEL’AZZARA – “Come il muschio sui sassi”, resistente anche dove c’è solo pietra, capace non solo di sopravvivere ma di restituire anche linfa vitale all’ambiente. Gli abitanti di Castell’Azzara, borgo dell’Amiata grossetana da dove nei decenni passati si fuggiva, storia simile a molte aree interne marginali ed isolate, si raccontano usando la metafora del muschio.

Lo hanno fatto in un documentario corale e partecipato di mezz’ora, promosso dalla Regione, realizzato da Fondazione Sistema Toscana da un’idea di Htch2Produzioni e proiettato nel paese sabato 31 ottobre, sotto una tensostruttura allestita in piazza Gramsci, preceduto al video del dietro le quinte di quando tutto è iniziato, nell’estate 2020, oltre un anno fa.

Il film parla attraverso le voci di Giada Bilenchi. Marzio Mambrini. Vanessa Nutarelli e Luana Papalini. di Marco Papalini. Franco Predellini. Eleonora Puggioninu. Emiliano e Luisa Ruffaldi. di Priamo Torlai e Ilaria Tosti; e nelle immaggini scorrono le opere degli artisti locali Carlo Bertocci, Luciano e Marco Fontan. Stefano Lucarelli e Sinibaldo Ruffaldi. Il tutto coordinato e con la regia di Umberto Rinaldi.

«Ricordo bene l’inizio di questo progetto, fu un po’ una scommessa in cui però la Regione ha creduto da subito – commenta l’assessore Leonardo Marras, che ha partecipato alla proiezione pubblica -, e per questo voglio ringraziare gli assessori che hanno accolto, negli anni scorsi, la proposta della comunità ed avviato il percorso che ci ha portato a questo step, ovvero Stefano Ciuoffo e Vittorio Bugli”. “Uno step importante – prosegue l’assessore – che deve essere un nuovo inizio: qui si è sperimentato infatti un impegno collettivo e anche qui è nata una cooperativa di comunità per riattivare il sistema economico. Adesso questo percorso deve proseguire puntando ad obiettivi sempre più ambiziosi per Castell’Azzara».

Il documentario

Il cortometraggio raccoglie storie e passioni di chi ha scelto di rimanere o tornare nel paese, disposto ad un’agricoltura eroica, più complicata certamente che in Maremma, che ha provato ad aprire un’edicola o una pasticceria, oppure aiutato nello svolgere il proprio lavoro, lì in mezzo alla natura, dalle nuove tecnologie e da un accesso veloce ad internet: infrastrutture che, come un tempo una strada, possono accorciare le distanze, ricucire strappi ed aiutare uno sviluppo fondato su economie locali. Una possibile ripartenza per invertire lo spopolamento che questo ed altri borghi hanno vissuto nel tempo: magari attraverso proprio una cooperativa di comunità, esperimento regionale della passata legislatura, cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Una, come ha ricordatol’assessore, ce per l’appunto anche a Castell’Azzara.

La Regione Toscana su queste cooperative ha investito e scommesso e il modello ha spesso funzionato, strumento utile per rinvigorire economie sfilacciate della montagna e delle aree interne ma anche delle periferie marginali urbane. Il ruolo di queste associazioni e aziende allo stesso tempo è stato rafforzato anche con una legge. Molte sono animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene. C’è chi ha deciso di puntare sull’agricoltura, la pesca o la promozione di eccellenze enogastronomiche, chi sul turismo sostenibile o la valorizzazione dell’ambiente e dei beni culturali, creando occasioni di lavoro. Oppure sui prodotti tipici e l’artigianato.

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