SIENA – «Non vi permetterò nessuna follia’»: correvano gli anni ’70 e nel calcio mercato divenne legge il monito di Artemio Franchi, unico presidente Uefa nella storia del nostro Paese, dove per anni ha ben guidato la Figc.

Parlare oggi, a cento anni dalla sua nascita, di Artemio Franchi, che Siena e Firenze ricordano come loro cittadino a cui entrambe hanno dedicato il loro grande stadio, ha un significato ben più ampio di una commemorazione. Artemio Franchi è stato un personaggio che non si dimentica: nel calcio nazionale e mondiale, dove per capacità, competenza, arguzia e virtuosismo diplomatico, doti rare in una sola persona, percorse giustamente una carriera straordinaria e impresse svolte che ancor oggi appaiono le migliori strategie. Ed ancora, a Siena e nella sua Contrada, la Torre, che sempre omaggia il capitano Franchi. Senza dimenticare il mercato petrolifero, dove fu un abile manager internazionale; e il Lions, con il Club di Firenze che ha celebrato il suo presidente promuovendo con la famiglia la Fondazione Artemio Franchi, grande realtà sportiva, sociale, culturale.

Una vita tanto complessa quanto interessante, quella di Artemio Franchi che deve essere raccontata. Nacque l’8 gennaio a Firenze dove la sua famiglia, babbo Alfredo e mamma Maria, si era trasferita da Siena. Ius sanguinis: senese per origini; o ius soli: fiorentino per luogo di nascita? Questa certezza di essere un po’ ghibellino e guelfo, lo convinse ad impegnarsi per l’una e l’altra realtà. Il calendario del bambino Franchi era ben scandito. In autunno e in inverno era a Firenze; in estate, trascorreva le vacanze nella campagna senese, a Basciano, ospite dei nonni materni e degli zii. Superata la maturità classica, Artemio si iscrisse alla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Firenze e iniziò a lavorare per l’impresa di trasporti Pianigiani. Il corso dei grandi eventi non gli risparmiò la Seconda Guerra Mondiale. Finita la guerra, riprese gli studi universitari e ampliò l’attività della società Bruzzi nel trasporto del petrolio. Recuperò le sue ambizioni per il calcio, si iscrisse al corso del gruppo arbitri Poderini di Firenze ed ottenne il tesserino. Questa esperienza non ebbe lunga vita ed il suo fischietto non si fece sentire oltre la Serie C. Smise di correre in campo e si concentrò nel management sportivo.

La vita di Artemio Franchi, il nostro più grande dirigente sportivo, è stata ricca di soddisfazioni, risultati, di importanti incarichi e riconoscimenti. Fra l’altro, all’inizio della sua carriera, quello di segretario generale della Fiorentina, dal 1951 al 1952. Dopo aver raggiunto il vertice della Lega IV serie, fu il primo presidente, dal 1959 al 1965, della Lega nazionale semiprofessionisti: un ruolo che coincise con quello di vice presidente della Figc. Fu nominato commissario straordinario della Lega Calcio, pure dell’Associazione italiana arbitri. Ricoprì una prima volta l’incarico di presidente della Figc dal 1967 al 1976. Con la sua gestione, la Nazionale italiana, guidata dal ct Ferruccio Valcareggi, per la prima volta dagli anni ’30, tornò a vincere.

Il 15 marzo 1973, Franchi fu eletto presidente Uefa, di cui era vice presidente. Nel 1974, fu nominato vice presidente Fifa, anche responsabile dei settori finanza, arbitri e, se la fatalità non avesse interrotto la sua vita, erano in molti a ritenere che avrebbe raggiunto il massimo vertice.

Nel 1976, cedette il testimone della presidenza Figc a Franco Carraro ma, nel 1978, con il suo insediamento alla presidenza del Coni, Artemio ritornò ai vertici della Federcalcio. Restò fino al 1980 quando, per lo scandalo del calcioscommesse, con un gesto sollecitato dalla sua correttezza, di dimise.

Artemio Franchi è stato uno dei padri’ del Centro tecnico federale di Coverciano, di cui è stato presidente: la più efficiente struttura sportiva, organizzata secondo criteri scientifici e manageriali. Queste importanti situazioni si intrecciarono con altre vicende. Innanzitutto, quelle familiari: con la moglie Alda, i figli Giovanna e Francesco, che sostenevano il suo percorso. Poi gli amici: condividevano i suoi obiettivi che, per essere importanti, devono sempre interessare una collettività.

Un capitolo a parte deve essere riconosciuto a Siena, che nel 1972 ha elevato Franchi con la consegna del Mangia d’Oro; alla passione e all’attaccamento di Franchi per il Palio e la sua Contrada: la Torre, che per anni ha guidato come capitano. Questo legame nacque a  Basciano,  dove Artemio bambino trascorreva le vacanze estive. Diventò amico di don Ferruccio Calamati, il parroco e contradaiolo della Torre. Il passo fu breve e il giovane Franchi iniziò a frequentare, divenne un ‘cittadino’ di Salicotto. Così come, dopo qualche anno, l’impegno, le amicizie, la stima, il consenso, sostennero la sua elezione a capitano. Artemio Franchi finalizzò il suo patrimonio di esperienze e di competenze agli obiettivi della Torre. Ma il Palio ha il suo particolare mondo dove non sempre valgono le regole che prevalgono altrove: la capacità di Franchi non permise alla Torre di superare il destino che per anni ha continuato a privarla della vittoria nella Piazza del Campo.

La fatalità è stata tremenda con Artemio e ha voluto che con Siena si intrecciasse il suo epilogo. Percorreva la strada per raggiungere Bastiano, il fantino della Torre, quando la macchina, fra Taverne d’Arbia ed Asciano, sulla Lauretana Antica, sbandò in curva e si schiantò contro un camion. Era il 12 agosto 1983. Nel luogo del tragico incidente, è stata eretta una stele in travertino e bronzo, opera dello scultore Mauro Berrettini, e il nome di Artemio Franchi è stato scritto nei libri che raccontano la grande storia dello sport, del calcio e non solo. La Torre ha siglato il suo legame con il capitano intitolandogli la piazzetta che, luogo centrale della Contrada, accoglie la fontanina.

Siena e Firenze gli hanno dedicato, la città del Palio dal 1987, il capoluogo toscano dal 1991, gli impianti che ospitano le prime squadre di calcio. Artemio Franchi è l’unico personaggio a cui sono dedicate due grandi strutture sportive ed altri impianti. Ed ancora, in Italia e nel mondo, tante le situazioni che ricordano e rendono merito alla sua azione di cui, con lo sport, ne ha beneficiato un vasto indotto.

L’ultimo regalo che Artemio fece al nostro calcio nazionale fu l’assegnazione da parte della Fifa della Coppa del Mondo 1990. Nella rosa per la scelta finale, con l’Italia, vi erano Francia, Germania, Inghilterra ed Unione Sovietica. Il presidente della Fifa João Havelange ed i suoi collaboratori a Coverciano, nell’agosto 1983, in occasione dell’ultimo saluto a Franchi, si impegnarono a decidere l’anno successivo a favore del nostro Paese, dimostrando con una grande scelta il tributo che il calcio mondiale rendeva alla memoria di Artemio Franchi.

Il successo di un’operazione iniziata con equilibrio e lungimiranza dall’allora presidente dell’Uefa, cittadino di Firenze e di Siena, si concretizzò sette anni dopo la sua scomparsa con Italia ’90, la quattordicesima edizione della massima rassegna calcistica che, in ricordo di Artemio Franchi, dopo 56 anni tornò in Italia, di nuovo protagonista dello scenario sportivo mondiale. Dopo solo un decennio di Euro ’80 quando, ancora una volta soprattutto grazie a Artemio Franchi, con il nostro Paese, aveva accolto il Campionato europeo di calcio.

Italia ‘90 fu l’ultima importante competizione calcistica di questo livello disputata nel nostro Paese. Un evento memorabile che, tuttavia, non liberò dalla malinconia coloro che, pur entusiasmandosi per lo splendido spettacolo calcistico offerto dall’organizzazione italiana, non potevano dimenticare la scomparsa dell’uomo che ne era stato l’ideatore e l’animatore.

La grande eredità di Artemio Franchi è stata la sua esperienza, come modello di comportamento, di scelte e risultati che continuano ad essere riferimenti.  «A tuo nome – scrive in una lettera il figlio Francesco, consigliere della Fondazione del Museo del Calcio e della Figc in quota Lega Dilettanti –  sono stati realizzati davvero tanti progetti. Il più importante è il Premio di Laurea a te intitolato, giunto alla tredicesima edizione. Con l’indispensabile supporto della Lega Pro, in questi anni hanno partecipato centinaia di tesi di laurea su argomenti legati al mondo del calcio e dello sport. Molte iniziative sono state rivolte dalla Fondazione all’etica sportiva ai giovani atleti, ai loro istruttori e alle loro famiglie. Sono convinto che tutto questo ti avrebbe reso orgoglioso».

Nel 2023, saranno quaranta anni dalla scomparsa del nostro presidente Uefa. Non siamo coloro che si concedono a facili festeggiamenti trascurando altre priorità, ma pensiamo che, corso degli eventi permettendo, questo anniversario dovrà essere celebrato con azioni che dimostrino il nostro orgoglio, come cittadini, sportivi, appassionati di ciò che eleva la vita, di avere avuto nella nostra comunità un personaggio come Artemio Franchi.

 

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