ROMA – Gli occhi sono tutti rivolti verso i palazzi capitolini, dove si gioca la partita sul Ddl concorrenza.

I balneari toscani sono consapevoli che dalle decisioni sulle concessioni dipende il loro futuro. “Il clima nella nostra categoria è di trepidante attesa, ci arrivano messaggi di persone disperate perché anche una sola parola scritta male nella legge potrebbe causare la perdita di un patrimonio”, afferma da Marina di Carrara Stefania Frandi, presidente di Sib-Confcommercio Toscana, ricordando che “abbiamo chiesto un periodo più lungo perché l’organizzazione delle gare richiederà tempo, abbiamo chiesto il riconoscimento pieno del valore creato dalle imprese che esistono, e dunque criteri di gara che riconoscano la professionalità e il know-how”.

Tutto ruota attorno sulla durata dei permessi. Il Consiglio di Stato a novembre ha definito il 2023 come termine per far scattare le gare e aprire alla libera concorrenza. La Corte Costituzionale è chiamata a decidere sul ricorso presentato da alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia. Poi c’è il premier Draghi, che ha proposto di non superare la data del 31 dicembre 2024.

“Ci sembra che la questione venga impostata in modo sbagliato – ha evidenziato Fabrizio Lotti, imprenditore balneare a Piombino e presidente di Assoturismo-Confesercenti Toscana -, la categoria viene messa alla berlina sui canoni, quando noi invece diciamo chiaramente che l’argomento è un altro: è giusto dare a un comparto importante come il nostro garanzie di continuità”. In Toscana sono quasi 900 gli stabilimenti marittimi.

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