La Toscana orfana di Matteo Renzi partito alla volta di Palazzo Chigi si sveglia con una rinnovata voglia di primarie. Sono giorni di fibrillazione per tutto il centro sinistra del Granducato, di bagarre e divisioni. In un clima di rompete le righe e pre elettorale c’è, invece, qualcosa che sembra mettere tutti d’accordo, almeno in casa Pd. Il ricorso alle primarie. E così dopo quella che sembrava più una provocazione che una reale volontà, il governatore della Regione Toscana Enrico Rossi è tornato ad invocare a gran voce il ricorso al voto del popolo democratico. «Voglio sapere se in consiglio regionale c'è ancora una maggioranza; se ci sono forza, volontà e coesione per superare le prossime prove – ha detto -.  Non possiamo stare in una terra di mezzo. La conclusione di una legislatura è un momento decisivo. Se così non fosse per me si può andare a votare già a maggio. Io sono pronto a correre alle primarie che chiederò al mio partito. Spero che ci sia qualcuno pronto a sfidarmi».

Dalla Regione al Comune Neanche il tempo di soffermarsi su quanto potrà accadere il prossimo 25 febbraio quando si riunirà il Consiglio regionale che al governatore ha fatto eco il sindaco in pectore di Firenze Dario Nardella. Intervenuto all’inaugurazione di un Publiacqua point a Firenze, con tanto di fascia tricolore, ha detto: «Vorrei che ci fossero le primarie per il sindaco di Firenze. Il segretario cittadino del Pd ha stabilito un calendario, ci sarà un'assemblea e ci sarà una finestra temporale entro la quale si raccoglieranno le firme: vedremo se ci saranno candidati, io mi auguro vivamente che vengano fuori». Mai appello è stato più azzeccato e non è caduto nel vuoto se è vero che Graziano Cioni, che già nel 2008 si era candidato alle primarie per sindaco, è tornato a far sentire la sua voce tramite Facebook dopo l’assoluzione nel marzo 2013 dal reato di corruzione. «La scelta del candidato a sindaco della nostra città, dopo Matteo, – ha scritto – non può che passare dalle primarie. Se diversamente lo si vuol nominare sopra la testa degli elettori avremo un sindaco debole e un ulteriore allontanamento del palazzo dai cittadini. Mi auguro che si raccolgano le firme per fare le primarie e impedire l'ennesimo esproprio dei diritti dell'elettore». Se le primarie torneranno ad essere uno strumento piuttosto che un mezzo lo dirà intanto il voto del prossimo 9 marzo, quando il popolo del Pd sarà chiamato a scegliere i candidati sindaci dei Comuni che a maggio andranno al rinnovo.

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