SIENA – La verità è la prima vittima della guerra. Spesso però è morta prima ancora che sia sparato un solo colpo. Parte del disegno per creare consenso all’azione militare o comunque, non avere intralci da parte della popolazione. Lo dimostra Vladimir Putin, che settimane prima dell’attacco, ha orchestrato una propria narrazione per giustificare l’aggressione all’Ucraina.

“Il Cremlino ha messo in un atto una strategia per creare tensione e dare il là all’invasione”, ha sottolineato Daniele Pasquinucci, docente del dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’università di Siena. “Le fake news hanno svolto un ruolo fondamentale nella fase preparatoria”, ha proseguito il professore, che mercoledì sarà uno dei relatori del webinar Preparando la guerra. Le fake news russe sull’Ucraina. A intervenire anche Inge Poelemans, rappresentante della task force varata nel 2015 dall’Unione Europea per contrastare questo fenomeno.

Elevato al massimo dal presidente russo, che a inizio marzo ha promosso una legge per punire con il carcere (pena massima 15 anni) chi diffonde notizie della guerra. Nella tavola rotonda saranno analizzate le informazioni veicolate in precedenza e quelle emerse nel corso del conflitto, come la visione alternativa del bombardamento dell’ospedale di Mariupol. Vista la mole di notizie, orientarsi può essere complicato. Secondo Pasquinucci però un’arma c’è: “Il punto di riferimento è il metodo adottato in Finlandia. Invece di concentrare l’attenzione a correggere le informazioni false, conviene puntare su una narrazione positiva, attenendosi a essa e supportandola”.

C’è poi uno strumento valido a ogni latitudine. “Per contrastare le fake news è fondamentale avere un forte sistema di istruzione – ha sottolineato il docente -. Grazie a ciò, è possibile sviluppare uno spirito critico, comprendere quello che ci viene proposto e saper dubitare”. Può succedere poi, come nel caso del deputato pentastellato Gabriele Lorenzoni, che certe ‘notizie’ (l’attacco all’ospedale) siano riabilitate anche nelle democrazie occidentali. “Al di là del singolo – ha concluso Pasquinucci -, questo rimanda a un problema sulla scelta della nostra classe politica”. Questa no, non è una fake news.

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