piccoli-comuni.jpg«La strada maestra per le fusioni dei piccoli comuni toscani resta il referendum tra le comunità. L’orizzonte amministrativo ineludibile, tuttavia, è praticamente già tracciato: l’unirsi, il mettersi insieme non è più discutibile. Sappiamo che è difficile ma è una strada da percorrere tutta». Lo ha spiegato Vittorio Bugli, l’assessore regionale alle Riforme istituzionali, tornando sull’intervento fatto ieri, a margine di un convegno svoltosi alla Cna di Firenze, dal presidente dell’Anci Toscana, Matteo Biffoni, sul tema delle fusioni nei comuni toscani.

«Necessario battezzare la via del dialogo» «Se quindi il processo deve partire dal basso è necessario battezzare la via del dialogo – ha aggiunto Bugli – Le fusioni vanno in porto dove ci si parla e se l’associazionismo, i sindacati, il mondo del volontariato e le categorie danno una mano al dibattito». Per far questo «non basta sviluppare e mettere in campo solo criteri economici, anche se l’aspetto ha una importanza rilevante visto che i Comuni che si fondono mettono letteralmente il turbo all’azione amministrativa. La questione però deve investire tutta la vita delle comunità, dal sociale al culturale». C’e’ poi un’altra necessità: «Indipendentemente dall’esito del referendum costituzionale di ottobre, siamo in una fase di profonda revisione istituzionale. Servono Regioni più grandi e a dimensione europea e qui noi siamo i primi ad aver lanciato un’idea concreta, quella dell’Italia di mezzo, l’unione cioè tra Toscana, marche e Umbria».

«I Comuni si fondino o si aggregghino per definere le politiche» In questa fase storica «anche il locale deve fare la propria parte». Venuto meno, grosso modo, il livello provinciale «tutti devono fare uno sforzo per riempire quell’ultimo mattone». Se da una parte, infatti, «la Regione andrà verso il basso grazie ad una presenza più importante sui territori, dall’altra bisogna che i Comuni si sforzino e si proiettino verso l’alto mettendosi insieme, meglio fondendosi ma comunque almeno aggregandosi, nel definire le politiche» ha concluso.

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