Gli spari sopra. Quanto si è sparato e quanto ancora si spara a Siena. Tutto doveva tornare alla calma dopo la elezione del nuovo sindaco e, invece, non mancano colpi di scena, silenzi fragorosi, i duelli a distanza, le guerre di comunicati e guerre nella politica. È stato insomma un susseguirsi di spari, sopra la città. E sulle teste dei senesi.

Nel frattempo, a Palazzo di Giustizia, lavoravano ogni giorno, e forse notte, viaggiavano per l’Europa e i pubblici ministeri scrivevano a sei mani le 20mila pagine di un’inchiesta che sparerà per sempre sulla città e sul suo tanto a lungo decantato buongoverno, mentre altre inchieste, meno clamorose sul piano nazionale, sono ancora in corso. Per oggi sono attese le conclusioni delle indagini e capiremo, forse, qualcosa di più di quel che è accaduto in questi anni a Rocca Salimbeni e dintorni. La sensazione, comunque, è che il principale imputato, l’ex presidente di Mps, Giuseppe Mussari, non intenda concedere nulla ai suoi accusatori. Ha scelto per ora la strada del silenzio e della sopportazione da tutte le accuse (il sindaco Valentini in Consiglio Comunale sparò alzo zero, parlando di banca “gestita da un gruppo di delinquenti”) ma vorrà dimostrare la propria innocenza o chiamare a correità altre eminenti figure. È una sensazione ma staremo a vedere.

Gli spari sopra la città riguardano poi anche e soprattutto la politica. In queste settimane siamo venuti a sapere che sopra le teste dei senesi il presidente Mps, Alessandro Profumo, che un tempo si diceva fosse arrivato in Rocca Salimbeni per un insieme di relazioni democratiche nazionali (Bersani, Amato, Bassanini, Bindi) e locali (Ceccuzzi), adesso si starebbe avvicinando a Matteo Renzi, il nuovo che avanza nel Pd. Guarda caso anche il sindaco di Siena Valentini è un renziano (lui sì della prima ora) e forse sono prove di nuova orchestra democratica.

Nel frattempo, l’amministratore delegato, Fabrizio Viola,che si diceva fosse arrivato a Siena su precisa indicazione di Banca d’Italia, potrebbe invece fare prove di orchestra con il Pdl. Non è certo sfuggito agli osservatori più attenti che la scorsa settimana ha presenziato insieme al ministro Gaetano Quagliarello (uno che conosce bene le vicende senesi) alla presentazione del libro “Il codice Salimbeni” che promette di svelare le carte sulla passata gestione. Per uno schivo come lui deve essere stato un bello sforzo incontrare a Roma giornalisti e pubblico in un’occasione che non fosse la descrizione di bilanci o semestrali (la presentazione è attesa per i primi di agosto e pare non prometta numeri incoraggianti). Forse perché si sentiva tranquillo, l’Ad ha avuto parole molto dure e nette, sparando sulla banca che «non potrà più appartenere a Siena». Ai suoi spari sopra nessuno in città ha replicato.

Sulla vicenda delle carte svelate dal “Codice Salimbeni” viene semmai il sospetto che la manina che le ha passate ai due bravi giornalisti se ne sia lasciata qualcuna nel cassetto. C’era, ad esempio, la storia dei voli privati a costi altissimi ma nessuno ne ha parlato, perché? Da tempo, infatti, si vocifera di un contratto con una piccola compagnia, la NetJet, per gli spostamenti aerei di alcuni dirigenti Mps, molto oneroso per le languide finanze della banca (costo annuo sopra le 500mila euro più i costi dei viaggi). Ma tenere gli aerei negli hangar per gli spostamenti improvvisi ha un prezzo per chiunque. Ecco, di questa vicenda non risulta che nessuno ne abbia mai raccontato esegesi e conclusioni (e soprattutto i costi e chi ne ha usufruito). Perché? Fare pulizia dentro le casseforti e nei registri dei contratti dovrebbe significare anche questo.

Spari sopra volano anche in piazza Duomo dove in Provincia la spaccatura nella maggioranza ha registrato ferite chissà se rimarginabili intorno all’approvazione di un documento sulla Fondazione Mps. Il presidente Simone Bezzini  da un lato rivendica la discontinuità e le novità introdotte in Banca e in Fondazione, dall’altra il presidente del consiglio Riccardo Burresi, la consigliera Raffaella Senesi (entrambi Pd) non hanno partecipato al voto, mentre il capogruppo Pd, Marco Nasorri si è dimesso (normale avvicendamento?) lasciando il posto ad Alberto Taccioli.

Infine, ci sono gli spari sopra piazza del Campo dove tra Palazzo Pubblico e Palazzo Sansedoni  da giorni si combatte una guerra. Qui, francamente, comincia a sfuggire la linea tenuta dal primo cittadino, Bruno Valentini, che prima dichiara e fa approvare in Consiglio Comunale un documento in cui si sostiene che la politica non deve entrare nelle questioni bancarie e poi interviene per replicare alla notizia della lettera del commissario europeo Almunia su Mps. «La politica gestisce con molto rispetto la 'patata bollente' dell'indipendenza della banca, ma lavora perché sia garantita la sua indipendenza strategica». Allora, la politica gestisce o no?

Del resto, grazie alla rivelazione di ieri de Il Corriere di Siena, lo stesso Valentini conferma di avere contattato l’ex presidente del Consiglio e dell’Ue, Romano Prodi per la presidenza della Fondazione ma si è beccato un “gran rifiuto”. Mentre l’Udc ha posto sul tavolo il nome dell’ottimo Divo Gronchi nel silenzio del sindaco e del partito di maggioranza relativa. «In Fondazione dovrà sedere un uomo di altissimo profilo e non serve un banchiere perché ce n’è già uno in banca e si potrebbe creare un cortocircuito strategico», ha detto Valentini, sembrando ammettere così che il manovratore non va disturbato. Il problema vero è che la nuova Fondazione chissà per quanti anni non potrà distribuire utili ma dovrà gestire il suo gruzzolo di azioni (che presto potrebbe diluirsi al 10-13%) dentro la Banca e gestire i rapporti con le banche creditrici. Davvero non dovrebbe occuparsene un banchiere?

Nei prossimi giorni ne sapremo senz’altro di più. E a metà agosto, con la nuova deputazione amministratrice in sella (saranno indicati due uomini e due donne) e il nuovo Provveditore della Fondazione, capiremo se Siena è cambiata. Oppure se tutto doveva cambiare perché rimanesse così com’era. I senesi assistono smarriti e non sorridono. Hanno capito che gli spari sopra, come canta Vasco, per adesso, sono stati per loro.

Ah, s'io fosse fuoco

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