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FIRENZE – I vescovi toscani sono scesi in campo con un appello forte alla politica regionale su lavoro, ambiente e welfare.

La Conferenza episcopale Toscana ha presentato un documento intitolato “Proposte di interventi su lavoro, ambiente e welfare per la Regione Toscana”, frutto di un percorso durato circa due anni e mezzo.

Il testo è stato consegnato a Stefania Saccardi, presidente del Consiglio regionale, e illustrato nella sede di Toscana Oggi dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, e dal vescovo di Prato Giovanni Nerbini, con la collaborazione di Guido Pratesi, dell’Ufficio Cet per la pastorale sociale e del lavoro.

Il documento, come sottolinea Lojudice, intende alimentare un dialogo e sollecitare attenzione su temi urgenti, mettendo al centro la persona, seguendo l’indicazione di Papa Leone: occuparsi delle difficoltà lavorative presenti sul territorio.

La parte più ampia del testo riguarda il lavoro, che deve essere ripensato con una nuova cultura centrata sulla persona e non sulla sola produttività. Si propone la creazione di una rete di “ispettori sociali” e la collaborazione con associazioni e sindacati per monitorare le condizioni di lavoro nei settori a rischio di sfruttamento. Il documento denuncia il lavoro povero e la disparità tra salario e costo della vita, sottolineando che “il salario deve essere sufficiente per vivere con dignità” e che “l’economia deve servire l’uomo e non dominarlo”.

Un’attenzione particolare è riservata ai giovani, con dati preoccupanti sui neet (13,8%) e sull’imprenditorialità giovanile. I vescovi chiedono percorsi strutturati tra scuola e impresa, finanziamenti per start-up, tirocini retribuiti e incentivi alla stabilizzazione. Anche i lavoratori stranieri – oltre 400 mila in Toscana – sono al centro delle proposte, con l’idea di un “patto di comunità per l’integrazione lavorativa” e reti di mediazione culturale nelle aziende.

Sul fronte ambientale si richiedono politiche regionali più attente, in grado di limitare il consumo di suolo e favorire la rigenerazione urbana. Il documento critica inoltre l’approccio attuale alla gestione dei rifiuti, definito “datato” e troppo orientato alla realizzazione di nuovi impianti, più come un business che come servizio per la collettività.

Il terzo pilastro del documento riguarda il welfare. Sono richiesti un sistema sanitario più vicino alle persone e il potenziamento della medicina territoriale. Grande rilievo viene dato all’emergenza abitativa, con la richiesta di un piano straordinario per favorire l’accesso alla casa, soprattutto per giovani e famiglie vulnerabili, attraverso sostegni economici e norme per contrastare il caro-affitti. Il testo dedica infine attenzione agli anziani, sottolineando che “la durata della vita si è allungata, ma la qualità non sempre cresce allo stesso ritmo”.

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