FIRENZE – Il nuovo governo sarà subito messo alla prova dal memorandum. Una lista di 10 punti che il governatore Eugenio Giani ritiene imprescindibili per portare a Piombino il rigassificatore.

Nel documento si specifica che un’intesa di massima era già stata trovata con il Governo Draghi e si sottolinea la necessità che arrivi “la ratifica politica” da quello presieduto da Giorgia Meloni.

Nel primo punto viene messa nero su bianco la cifra che servirà per infrastrutture e compensazioni, 160 milioni. Risorse così suddivise: 50 milioni (erano 35, ma è stata chiesta un’integrazione di 15) per banchina Ovest, inclusa nuova cassa di colmata; 50 milioni per “rigenerazione, sistemazione, messa in sicurezza e bonifica aree Sin (Sito di interesse nazionale) demaniali marittime portuali e retroportuali”; 50 milioni per “ investimenti manutentivi/rifacimenti, realizzazioni banchine pubbliche area variante II/pontile acciaierie (per consentire le attività logistiche portuali altrimenti compromesse dal rigassificatore)”; 10 milioni per “interventi compensativi finalizzati al ripopolamento e alla difesa della fauna ittica, sostegno allevamenti ittici e turismo”.

Non sono stimati “l’intervento compensativo di resilienza costiera consistente in interventi di ripascimento e protezione della spiaggia e della duna nel paraggio attiguo alla area industriale e portuale nel Golfo di Follonica”; il “sostegno di Snam alla elaborazione e realizzazione progetti di ricerca e/o sperimentali, con eventuale proiezione successiva a scala industriale, relativi ai gas rinnovabili o a bassissima emissione di carbonio in ambito portuale”.

Al punto 2 si fa riferimento alle agevolazioni per le bollette “per almeno il 50% per imprese e famiglie residenti nei Comuni compresi nell’area di crisi industriale complessa di Piombino (ovvero Comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo e Suvereto)”, mentre al capitolo 3 viene evidenziato lo “sblocco definitivo del problema relativo alla messa in sicurezza pubblica della falda nel Sin di Piombino”.

Ai punti 4 e 5 si richiedono investimenti per 300 milioni così suddivisi: 200 milioni per “per la rimozione e gestione dei cosiddetti cumuli exsiderurgici abbancati nelle aree pubbliche del Sin”, ovvero lo smaltimento di 500 mila mc di cumuli; 100 milioni per “un parco di energie rinnovabili, (ovvero una “hydrogen valley” per Piombino e la val di Cornia connessa sia a impianti fotovoltaici ed eolici su aree demaniali sia con il settore siderurgico e le misure del Pnrr per l’industria “hard to abate”, con l’obiettivo di produrre idrogeno verde, quindi energia pulita.

Al punto 6 viene chiesto il “completamento dei due lotti di collegamento del porto alla SS 398”. Si tratta di due tratti di competenza differente. La prima di Anas (con 50 milioni già stanziati) e che serve a raggiungere la 4 corsi dell’Aurelia senza passare dalle zone abitate. La seconda dell’Autorità portuale (con 55 milioni già stanziati e 10 da integrare).

Al punto 7 è chiamato in causa il ministero della Transizione ecologica per “gestire percorsi accelerati per approvazioni di progetti e/o adeguamenti piani regolatori portuali eventualmente necessari, per bonifiche, messa in sicurezza”. Questo capitolo non riguarda esclusivamente Piombino.

Nel punto 8 si chiede l’approvazione per il riconoscimento di “Zona logistica semplificata per Piombino” e “contestuale riconoscimento di Zona economica speciale (ZES) o forma equivalente (anche zona franca doganale), con relative agevolazioni fiscali per 10 milioni di euro annui, corrispondente all’area di crisi industriale complessa di Piombino”. L’esempio portato è quanto avvenuto a Trieste.

Al punto 9 si evidenzia la necessità di rifinanziare “un fondo nazionale di 30 milioni di Euro (tramite fondi Fsc, Mise, Pnrr o altra fonte), in linea con precedenti accordi di programma, per agevolazioni ad investimenti di imprese locali e politiche attive del lavoro utili per la riqualificazione del polo industriale di Piombino”.

All’ultimo punto, infine, è richiesto il “sostegno annuo per 1 milione alla Parchi Val di Cornia s.p.a., per valorizzare e gestire un territorio dal potenziale archeologico ed ambientale ingente, compresa l’area di Baratti-Populonia”.

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