Un giorno di chiacchiere di Palio dopo la carriera ci sta. Due, per i miei gusti sono già troppi. Soprattutto quando il chiacchiericcio serve solo a rimestare nel calderone delle ripicche e delle polemiche. Solo le assemblee di contrada solo la sede vera e genuina della fase post-Palio. Il resto è fuffa. E ora che c’è anche Facebook, il ribollire post-paliesco è una pena.

Chi posta i video di scazzottate tra Contradaioli è al vertice della piramide degli imbecilli. Ed è per me inconcepibile – per me che ci ho lavorato 18 anni – che un grande giornale come La Nazione rilanci video di questo tipo sul proprio sito. Se aggiungiamo i “tifosi del Palio” e gli “stradaioli” che sono le perle di Repubblica, credo che ci sia ampio materiale per tentare di riannodare il filo spezzato della cultura Contradaiola e paliesca, in un dialogo fatto di competenza e qualità con i media, che non può che vedere protagonisti, insieme, Consorzio per la Tutela del Palio – e quindi Contrade – e Comune.

Non possiamo limitarci, a mio parere, a incazzarci dopo offese e strumentalizzazioni mediatiche , se prima non siamo stati in grado di relazionarci con i media diffondendo i semi più profondi della civiltà Contradaiola. Per esempio, realizzandolo davvero il Museo del Palio, ma su Internet, mettendo insieme tutta la produzione video possibile: dai film ai grandi documentari di autori senesi e non, fino a filmati più domestici. Dagli scritti dei grandi autori e dei grandi inviati di una volta, fino ai pensieri dei bambini sulle Contrade. Per mostrare il nostro vero volto.

Ora che non ci possiamo certo nascondere al mondo dei media, che siamo infilati nel tritello della comunicazione globale, o tiriamo fuori la qualità della nostra civiltà, o saremo sopraffatti dal fango delle strumentalizzazioni autorizzate degli estremisti animalisti; dalle strumentalizzazioni politiche di chi pensa di cavalcare la senesità e si professa “vero” difensore di Siena; dall’imbecillità dilagante di chi su Facebook fa il ganzino post-Palio, postando foto e video che sui social ci stanno come il cavolo a merenda. E pensano di essere Contradaioli.

Ma le dirigenze delle Contrade ritengono di essere esenti da tutto questo? Di poter assistere inermi a questo “Palio volgare” che impazza? Votate al silenzio come di fronte all’autorizzazione – a mio parere sbagliata perché concessa nei giorni del Palio, legittima in tutti gli altri giorni dell’anno – alla manifestazione degli animalisti. Inermi anche di fronte ai reati commessi dagli animalisti contro i Contradaioli? Di fronte alla dilagante mania di post di presunti Contradaioli sui social network, pensano di poter continuare a guardare? Come Consorzio sentendosi appagati dai timbri messi sui coccini e come dirigenti di Contrada evitando di affrontare il tema nelle assemblee?

Le parole sono importanti, hanno un senso. Possono distorcere la verità oppure aiutare a delinearne i contorni più profondi. Basta esserne consapevoli ed evitare che la marea dilagante degli strumentalizzatori esterni e dei gazzillori interni, imbarbarisca il Palio e volgarizzi la cultura Contradaiola. Il silenzio della ragione genera mostri. O meglio, in materia di Palio, gli imbecilli.

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