strage_viareggio_n.jpgCronaca di un disastro “Incancellabile”: la strage di Viareggio raccontata in una mostra-documento dal 20 al 27 giugno a Villa Argentina, che svela tutto ciò che è stato e ciò che è dal 29 giugno 2009 a oggi. Dal deragliamento di un treno carico di Gpl in corsa, al primo grado del processo ancora in corso. Dall’esplosione che ha spento 32 vite, alla battaglia di chi è rimasto e vive per chiedere giustizia. Tutto raccolto in una mostra-documento che evidenzia le luci e le ombre della strage di Viareggio. E che non è solo una sequenza di fotografie, disegni e atti di un disastro, ma di dolore patito sulla pelle delle famiglie di via Ponchielli.

La mostra-documento su Viareggio Un modo per fermare la storia e raccontarla per immagini e didascalie. Un gesto, un volto, un particolare. Per testimoniare, per denunciare, per non dimenticare. Nella settimana che anticipa il sesto anniversario dalla strage della stazione, l’associazione dei familiari delle vittime “Il mondo che Vorrei”, con la partecipazione grafica di Gianfranco Maffei, prova a ripercorrere il suo viaggio attraverso la mostra “Incancellabile” che poi partirà per un’ideale staffetta della memoria lungo il Paese. L’inizio del percorso è fissato in un’ora precisa: le 23.48. La deflagrazione. E quei momenti bloccati per sempre attraverso gli scatti di confusione, di fuoco, macerie, lampeggianti e sangue. Poi il silenzio, il lutto, l’umanità di una città piegata. Le indagini, l’incidente probatorio. In esposizione anche gli atti della Procura, quelle incontrovertibili verità che in poche parole testimoniano la fragilità dei controlli sbrigativi sui carri che sui binari trasportano merci pericolose. Obiettivi che quindi si fissano sui dettagli, come il punto di corrosione dell’assile che, cedendo, ha innescato il deragliamento del treno 50325. La cisterna accovacciata, lo squarcio sul suo fianco. Quel buco che ha lasciato passare il gas mortale. Ma anche i primi piani di chi, come il ferroviere Riccardo Antonini, ha denunciato a voce alta le carenze nei sistemi di sicurezza delle ferrovie italiane. E che, per questo, è stato licenziato. Ma non si è arreso. E le marce di Viareggio; la sue gente in fila ogni anno, lo stesso giorno, per ricordare chi non c’è più.

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