FIRENZE – Un incremento del 200,8%. Dal 2019 al 2022 le richieste sono passate da 43.047 a 129.464 da persone afflitte da problematiche legate a risorse economiche insufficienti.

A fronte “del problema così diffuso, legato alla scarsità del reddito disponibile, la principale risposta attuata da Caritas per tutto il periodo 2020-2021 è quella del pacco viveri. Da 22.589 pacchi viveri erogati nel 2019 si è passati a 97.558 nel 2021 e a 88.022 nel 2022. Ma forse i viveri non bastano più”.

L’analisi è contenuta nel report “L’area grigia della povertà e le nuove necessità: analisi dati Caritas Firenze dal 2019 al 2022”, curato dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Caritas di Firenze, realizzato in collaborazione con il dipartimento di scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze. I dati evidenziano, si spiega ancora, che nell’ultimo anno le persone si sono rivolte ai servizi Caritas per ricevere risposte più strutturate rispetto ad una condizione incipiente di impoverimento: contributo affitto, pagamento delle bollette arretrate, delle spese mediche.

Nel 2022 tornano a crescere anche le richieste relative all’ascolto: “Tra coloro che si rivolgono a Caritas alcuni, oltre a chiedere beni e servizi, esprimono la necessità di essere semplicemente ascoltati e consigliati, perché la solitudine richiede spesso risposte di natura sociale e culturale”. In particolare, rispetto al 2021, sono aumentati del +6,6%  gli utenti che nell’ultimo anno si sono rivolti agli sportelli dei Centri d’ascolto, per un totale complessivo di 7.851. Nel 2022, le 3.154 persone che si sono presentate per la prima volta agli sportelli “hanno un’età media inferiore rispetto al passato (il 20% ha meno di 25 anni), sono prevalentemente donne (56,6%), studenti (4,9%), non sposati (45,9%) e soggetti che affittano camere o posti letto”.

A rivolgersi alla Caritas “non sono più soltanto coloro che appartengono alle periferie esistenziali e alla marginalità estrema, ma sono singoli e famiglie che, pur avendo una casa e un lavoro, non riescono a far fronte alle spese ordinarie e che, con la pandemia, sono più fragili”.

Il Covid e l’inflazione hanno impattato soprattutto sui nuclei costituiti da giovani adulti con figli. Nella stragrande maggioranza dei casi (76,4%) si tratta di soggetti che percepiscono un reddito non adeguato a coprire le normali  necessità; il restante 23,6% si distribuisce tra “una  pluralità di voci legate alla mancanza di occupazione, ai  problemi di salute o abitativi. Le problematiche legate a  risorse economiche insufficienti interessano le fasce di età centrali, ma anche il 33,1% di coloro che hanno meno di 25 anni (1/3 dei più giovani)”.

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