«Apprendo che l’assessore Paolo Benini del Comune di Siena è stato condannato, insieme ad altre quattro persone, per insulti omofobi a mezzo social e che il sindaco De Mossi ne è stato addirittura l’avvocato difensore, in barba a qualunque valutazione di opportunità politica». Così la vicepresidente della Regione e assessore alla cultura, Monica Barni in merito alla condannadi ieri del Tribunale di Siena.

«Omonegatività si annida anche dove non te l’aspetteresti» «Durante la legislatura appena conclusasi – prosegue – ho rivestito il ruolo di vicepresidente della Toscana, con delega alle politiche di genere, ed ho molto lavorato sui temi del contrasto all’omofobia, valorizzando la partecipazione della Regione alla Rete delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Re.A.Dy), una rete dalla quale il Comune di Siena ha deciso di uscire non appena insediata l’attuale giunta comunale: è stato anzi uno dei primi provvedimenti della giunta De Mossi. Per certi versi, dunque, l’atteggiamento odierno risulta coerente, ma comunque riprovevole. E’ ben vero che Benini, all’epoca dei fatti, non era assessore, ma era comunque docente universitario e, a costo di fare un commento che può apparire di sapore vagamente classista, non mi sarei aspettata da un collega un comportamento tanto volgare. E’ l’ulteriore riprova, caso mai servisse, che occorre portare avanti quel lavoro volto al cambiamento culturale della società, a tutti i livelli, ché l’omonegatività, la cattiveria e le discriminazioni – conclude Barni – si annidano anche laddove non te lo aspetteresti».

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