Tempo lettura: 2 minuti

PONTEDERA – “Finalmente siamo una famiglia” una frase attesa da nove anni per Giulia, Denise e il loro bambino. Nove anni di carte bollate, di porte dei tribunali varcate con il cuore in gola, di attese infinite tra un’udienza e l’altra, di sentenze che aprivano spiragli e poi di nuovo richiudevano tutto.

Alla fine, però, è arrivato il giorno che sembrava impossibile: la Corte Costituzionale ha messo nero su bianco ciò che l’amore aveva già gridato da tempo. Giulia e Denise sono entrambe mamme, a tutti gli effetti, del loro bambino nato a Pontedera nel 2016.

Una battaglia logorante per le due donne, delle quali soltanto a una era stata riconosciuta la maternità del figlio, che ha visto ogni gradino della giustizia: la prima vittoria alla Corte d’Appello di Firenze nel 2022, il ricorso in Cassazione, e infine la Consulta, lo scorso maggio, a stabilire un principio che segnerà la storia dei diritti: i figli delle coppie omosessuali hanno il diritto di avere entrambi i genitori legalmente riconosciuti.

Il trionfo, però, ha un sapore amaro. Perché, proprio quando la famiglia avrebbe dovuto festeggiare senza riserve, è arrivata la stangata: 14mila euro di spese legali, una fattura salata emessa dalla Cassazione, comprensiva degli onorari degli avvocati dello Stato. Gli stessi che, fino all’ultimo, hanno combattuto contro di loro con tesi che oggi la Corte ha definito incostituzionali.

E dunque le due mamme si sono rivolte alla generosità altrui per una raccolta fondi su GoFundMe che possa pagare i 14mila euro di spese legali e non rendere quella vittoria una punizione. Sulla vicenda è intervenuta anche l’assessora regionale dem Alessandra Nardini: “Il mio pensiero va a Giulia e Denise, due mamme di Pontedera che, dopo nove anni di battaglie legali, si sono viste riconosciuto quello che per l’amore era già chiarissimo: sono entrambe madri del loro figlio. Ancora una volta è dovuta intervenire la Corte costituzionale per colmare un vuoto legislativo intollerabile. È inaccettabile che nel 2025 le famiglie arcobaleno debbano ancora spendere soldi, tempo e sofferenze per vedere riconosciuti i loro diritti. In questa storia a lieto fine c’è una grande ingiustizia: Giulia e Denise, pur avendo ragione, devono pagare 14mila euro di spese legali. Per questo mi unisco all’invito a sostenere la raccolta fondi che hanno aperto. Serve una legge, e serve sconfiggere una destra che continua a fare crociate contro le persone LGBTQIA+ e le famiglie arcobaleno”.