Susanna Camussoce ne ha per tutti. La segretaria nazionale della Cgil non ha usato mezzi termini questa mattina quando, a Livorno per la tavola rotonda “Difendere il lavoro, creare nuova occupazione”, ha parlato della recessione nazionale e del crollo del marchio Fiat. «Ieri il Governo ha aggiornato le previsioni della recessione e della caduta del Pil – ha detto la Camusso -, avrebbe dovuto trarne la conseguenza che una politica di solo rigore continua ad accentuare la nostra crisi e che bisognerebbe fare una politica diversa. Mi pare invece che insista in una politica sbagliata».
 
Sulla Fiat«Da tempo diciamo che il crollo del marchio Fiat sui mercati europei è determinato dalla scelta di non avere modelli – ha poi tuonato contro la politica di Marchionne -. Le altre case automobilistiche hanno tutte deciso che anche dentro la crisi continuavano ad innovare il prodotto e a lanciare modelli. La Fiat non lo ha fatto ed è su questo che bisognerebbe interrogarsi», riferendosi a quanto detto ieri dal ministro allo sviluppo Corrado Passera, in visita in Brasile, secondo il quale la Fiat dovrà spiegare perché sui mercati europei il marchio non va a differenza di altri produttori
 
Governo e Fiat, Confindustria e Cgil«Mi aspetto che il Governo chieda alla Fiat la verità – ha specificato Susanna Camusso -. Da troppo si parla di un piano che evidentemente che non c'è più. Nessuno conosce quali sono davvero i piani della Fiat, soprattutto non c'è alcuna concretezza sul fatto che la Fiat non si stia apprestando a lasciare il Paese». Il segretario della Cgil ha quindi parlato a tutto tondo di temi centrali per l’economia e il lavoro nazionale. L’unico “no comment” da Livorno è arrivato dopo le domande sull’incontro tra la stessa Camusso e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: «Continuiamo il lavoro, non c'è nessuna notizia».

Articolo precedenteEditoria toscana in mostra a Bagno Vignoni con “I colori del libro”. Tra gli ospiti Nada e Max Stefani
Articolo successivoRenzi, le nuove proposte viaggiano online: «Ridurre le tasse per chi lavora»