Lucia Tanti
L’assessore alle politiche sociali Lucia Tanti

«Il falso buonismo genera vera cattiveria», esordisce Lucia Tanti, assessore alle politiche sociali del Comune di Arezzo quando l’abbiamo raggiunta al telefono, per un commento alle polemiche scoppiate in seguito ad alcune sue dichiarazioni. La questione è delicata, di quelle capaci di spaccare in due una città. Ma andiamo con ordine. Il caso nasce a seguito della dichiarazione dell’assessore secondo la quale «Le risorse per il sociale sono poche da anni e la Regione Toscana è al momento ‘morosa’ nei confronti del Comune di Arezzo di circa 700 mila euro per le annualità 2013-2014 e quindi, stando così le cose, sono costretta a fare delle scelte con quel che ho e scelgo di sostenere, là dove ho discrezionalità, gli aretini» L’assessore si riferiva ai sussidi sociali che da ora il Comune di Arezzo vuole destinare ai soli cittadini e non più agli extracomunitari.

Immediata la presa di posizione del Partito Democratico, all’opposizione in Consiglio comunale, che questa mattina ha convocato una conferenza stampa con Elisa Bertoli, vice capogruppo Pd. Noi di agenziaimpress.it, per fare chiarezza sulla vicenda, abbiamo anche sentito l’assessore regionale al bilancio e immigrazione, Vittorio Bugli.

L'assessore regionale all'immigrazione Vittorio Bugli
L’assessore regionale all’immigrazione Vittorio Bugli

«Quella che sta portando avanti il Comune di Arezzo – dice Bugli – è una scelta del tutto politica. Per avere consensi si dà un segnale fondato sulla paura e sull’ostracismo nei confronti degli stranieri. Forse l’Amministrazione aveva bisogno di dare questo segnale, resta il fatto che, come sempre, a rimetterci saranno i più deboli. Non si può usare la scusa dei soldi della Regione per portare avanti questo tipo di politiche. Non è consentita la strumentalizzazione della realtà, altrimenti l’Italia diventerebbe un paese ingestibile». Ma la Regione Toscana deve davvero queste risorse, quantificate in 700mila euro al Comune di Arezzo?«La Regione Toscana deve al Comune di Arezzo queste risorse, facenti parte del Fondo Sociale. Cioè, fondi destinati a diventare contributi a chi vive realtà di disagio. Però, chiariamoci: non è che la Regione è morosa nei confronti del Comune di Arezzo e punto. Quei fondi sono frutto della distribuzione del Fondo Nazionale che, per motivi di Patto di Stabilità, devono essere ancora liquidati. Questa situazione si ripete in tutta Italia. Ogni Regione è nella nostra condizione e non possiamo certo essere messi alla gogna per questo. Tra l’altro, a settembre, restituiremo subito una larga parte di questi fondi. Tanto per capirsi: se tutti ragionassero come Arezzo, in Toscana non si aprirebbero nemmeno gli ospedali. Tutti i Comuni sono nella stessa situazione, solo che ad Arezzo, forse, l’Amministrazione aveva bisogno di rassicurare la destra populista».

La vice capogruppo Pd di Arezzo Elisa Bertoli
La vice capogruppo Pd di Arezzo Elisa Bertoli

Intanto, questa mattina si era levata la voce dell’opposizione Pd che rifiuta questo modus operandi dell’Amministrazione e accusa il sindaco Alessandro Ghinelli e l’assessore Tanti di voler tornare al Medioevo. «Con la destra aretina si passa dalla tolleranza zero all’eguaglianza zero», ha esordito Elisa Bertoli, vice capogruppo Pd al Comune di Arezzo. «Nella sede istituzionale, cioè il Consiglio comunale, avremo modo di discutere la coerenza costituzionale di queste intenzioni, l’eguaglianza dei cittadini, la correttezza formale della distinzione tra gli aretini e il “resto del mondo. E poi i dubbi interpretativi: non esistono solo gli “aretini” e gli “extracomunitari” ma anche gli stranieri comunitari e gli italiani non aretini. Quelli di loro che saranno disoccupati per due anni, verranno “invitati” ad abbandonare Arezzo?».

«La Tanti – ha continuato Bertoli – vuole tornare nel Medioevo. Le questioni amministrative, per quanto paradossale, sono secondarie rispetto al messaggio politico ed etico. Penso sia una lettura corretta affermare che la sua visione strategica sul futuro di Arezzo è quella della cittadella medievale, fortificata con ordinanze sindacali, dotata del ponte levatoio realizzata dallo stesso assessore. All’interno solo gli aretini (da quante generazioni?) e gli stranieri che portano soldi (i turisti). Fuori la moderna “plebe”: le badanti, le colf, i lavoratori stagionali, tutti gli extracomunitari che fanno comodo per alcune attività ma che diventano donne e uomini senza diritti appena il lavoro lo perdono».

A questa levata di scudi, replica l’assessore Tanti. «Io dico basta ipocrisie, dobbiamo darci delle priorità. Guardiamo l’esempio degli Stati Uniti dove non si entra se non si ha un lavoro. Però in quel caso nessuno osa parlare di diritto di eguaglianza, accoglienza o razzismo. Noi non siamo razzisti come non lo è l’America, ci stiamo solo dando delle regole. Ora come ora non posso fare diversamente – continua l’assessore -. Se le passate Amministrazioni avessero avuto più polso, non ci saremmo ridotti in questa situazione con settecentomila euro mancanti che sono una cifra spropositata. E pensare che in passato il Comune di Arezzo non era nemmeno sicuro di doverli richiedere alla Regione! Questi soldi mancano e io mi ritrovo a dover lavorare in una situazione di grande difficoltà».

Nei giorni scorsi l’assessore aveva spiegato che «gli aretini sono la nostra priorità e che stiamo lavorando per delineare delle linee guida in grado di stabilire le regole per l’erogazione dei sostegni diretti e temporanei che quotidianamente distribuisce il Comune. I punti fermi sono la residenza stabile, da almeno cinque anni; la residenza da almeno 10 anni per avere accesso al secondo intervento di sostegno; la dimostrazione che si è in cerca di un lavoro al momento della richiesta. A chi non è aretino ma extracomunitario e disoccupato da più di due anni non sarà erogato nessun sostegno ma gli verrà consigliato di tornare a vivere nel proprio Paese d’origine, aiutandolo nelle procedure per il rientro».

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