La solita Fiorentina, ancora alla ricerca di una vera e propria identità, e ancora il solito Siena, troppo piccolo e provinciale per poter battere tra le mura amiche una grande del campionato. Si può riassumere così la nera domenica calcistica del calcio toscano di Serie A. Due sconfitte, zero punti in totale e una classifica ridimensionata per i bianconeri e addirittura preoccupante per i viola.

Palermo-Fiorentina 2-0 Gli applausi per Delio Rossi sono arrivati tutti durante il suo tragitto dagli spogliatoi alla panchina, e tutti da parte del suo ex pubblico di Palermo, dove Rossi è conosciuto come l’allenatore dei record. Le gioie per il tecnico viola però sono finite lì: la Fiorentina resta in partita per soli venti minuti, cioè fino a quando Miccoli non fallisce l’appuntamento con il gol a tu per tu con Boruc. La squadra viola poi si sfalda, si scioglie come neve al sole e non risponde più. Un film già visto fin troppe volte in questa prima parte di stagione della Fiorentina. Viene da pensare, naturalmente, che a questo punto le responsabilità di Mihajlovic siano ben poca cosa rispetto ad una rosa che per pigrizia, malumori o gap tecnici, non riesce a competere sui livelli annunciati nel precampionato. Santiago Silva continua a essere un punto interrogativo, Cerci non ha costanza di rendimento, Gilardino non segna più. Con il Palermo il più pericoloso è stato Natali, un difensore, che una volta per tempo è andato molto vicino al gol. Nessun altro “mattoncino” è stato portato dagli altri. Da segnalare solo qualche tiro dalla distanza di un Montolivo che però gioca con la consapevolezza di trovarsi in una piazza che non lo vuole più. E il suo rendimento ne risente, così come il “broncio” ormai costantemente stampato sul suo volto. Insomma, il “dottor Rossi” si è preso carico di un malato le cui condizioni non sembrano assolutamente migliorare e soli tre punti di margine dalla zona retrocessione, dopo 12 partite disputate, non rappresentano sicuramente un’iniezione di fiducia. Così come la prima sconfitta della sua gestione: l’emorragia in casa viola è ormai prolungata.

Siena-Inter 0-1 Rabbia, indignazione e frustrazione sono invece i sentimenti che animano l’ambiente senese all’indomani della sconfitta con l’Inter. Il Siena ha giocato con il cuore, sacrificandosi e mettendo in difficoltà per larghi tratti un’Inter apparsa tutt’altro che imbattibile. Purtroppo per l’undici di Sannino, tutto questo non è bastato: il “putt” di Castaignos a un minuto dallo scadere ha reso vano quanto di buono fatto fino a quel momento. Inutile recriminare e inutile  scagliarsi – come in tanti hanno fatto – contro un’Inter vincente nonostante una prova opaca. Il Siena deve riflettere sui suoi errori, perché in Serie A non basta offrire prove caparbie e volenterose. Il calcio è uno sport estremamente cinico ed è proprio questa particolare dote che manca ancora al Siena di Sannino. La partita con l’Inter ne è stata la più lampante delle dimostrazioni. Il Siena, soprattutto nel secondo, ha messo spesso in difficoltà l’Inter ma, se andiamo a vedere le parate fatte da Julio Cesar, si può notare come questa statistica sia rimata ferma allo zero. La sconfitta con i nerazzurri servirà proprio all’ambiente senese per un deciso bagno di umiltà. Non tanto alla squadra e al suo tecnico che nel post-partita ha ammesso onestamente come con le grandi squadre di Serie A paghi ogni minima distrazione se non sei stato sufficientemente bravo ad offendere in precedenza. Chi a Siena già sognava di poter competere addirittura per l’Europa dovrà ricredersi e magari cominciare a capire che la dimensione della squadra bianconera sarà sempre quella di una “bella provinciale” nel calcio che conta. Almeno finché non avrà una maggiore dose di cinismo. In concreto tutto ciò si traduce in un attacco che ancora non può fare a meno del miglior Calaiò e del miglior Destro. Un primo campanello d’allarme deve quindi suonare in casa Siena, non può essere altrimenti se la Robur vuole arrivare quanto prima all’obiettivo-salvezza. Una sconfitta come quella con l’Inter fa rabbia perché non si muove la classifica e si riduce il gap dalle inseguitrici, ma passa tutto sommato nel “preventivabile” dato che si affrontava una grande. Se lo stesso risultato fosse arrivato con le stesse dinamiche contro un Chievo, un Cesena o un’Atalanta (dove peraltro il pareggio è stato raggiunto in extremis e con una rete in mischia), lo schiaffo sarebbe stato importante anche per il morale, non solo per la graduatoria.

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