SANTA CROCE SULL’ARNO – “In un’area in cui vivono circa 110.000 persone, il carico inquinante nel sistema delle acque è pari a quello di una città con 3 milioni di abitanti: eppure tra riciclo dei rifiuti e corretto smaltimento le condizioni ambientali sono molto migliorate rispetto al passato.

Ciò nonostante la ricerca ha riscontrato una evidente mancanza di collaborazione da parte delle imprese di smaltimento e una grande opacità dei dati”.

Era questa una delle conclusioni a cui nel 2015 era arrivata l’inchiesta realizzata dal Centro Nuovo Modello Di Sviluppo (CNMS) e dalla Campagna Abiti Puliti “Una dura storia di cuoio”. L’indagine analizzava la situazione lavorativa nell’industria della concia italiana focalizzando l’attenzione sul distretto produttivo di Santa Croce.

Oggi, dopo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Firenze che ha portato all’arresto di 23 persone, “quel rapporto – sottolinea una nota della Campagna Abiti Puliti –  vale la pena rileggerlo. Seppure datato, quel rapporto conserva la freschezza di un quadro attualissimo e fosco. L’Organizzazione che lavora per il rispetto dei diritti di chi opera nell’industria della moda esprime dunque massima solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici del distretto conciario, auspicando legalità e tutela dei loro diritti”.

Nel rapporto si sottolineava come “l’Italia ha una lunga tradizione conciaria e molti stabilimenti di lavorazione, per cui riesce a generare il 17% del valore della produzione totale mondiale di pelli finite (5,25 miliardi di euro) e addirittura il 30% del valore delle esportazioni”.

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Il segreto del distretto di Santa Croce sull’Arno: piccolo e frammentato

Sempre nel rapporto si sottolineava come “Il distretto di Santa Croce contribuisce al 70% di tutto il cuoio per suole prodotto in Europa e al 98% di quello prodotto in Italia. Qui ci sono 240 concerie, per la maggior parte di piccole dimensioni e con i macchinari necessari alla sola fase centrale della concia; sono affiancate da oltre 500 laboratori terzisti per l’esecuzione delle altre lavorazioni specifiche. Solo in rarissimi casi, le concerie appartengono a grandi imprese internazionali. Il distretto impiega 12.700 persone, tra lavoratori alle dirette dipendenze delle imprese e assunti da agenzie interinali. I primi rappresentano il 72% del totale, i secondi il 28%”.

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