Tre inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Firenze – condotte dall’Arma dei carabinieri – hanno rivelato infiltrazioni della ‘ndrangheta in quella che una volta era la Toscana felix, dal traffico di cocaina, allo smaltimento illecito di rifiuti attraverso i fanghi tossici delle concerie fino ai lavori stradali.

Un vero e proprio terremoto giudiziario quello che ha scosso la Toscana.

Un’inchiesta con 23 arrestati in totale e in cui c’è spazio anche per l’ipotesi di corruzione per Ledo Gori capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani (estraneo ai fatti).

Ma ad essere coinvolti non sono solo esponenti delle cosche che hanno preso il controllo di ditte del movimento terra e degli inerti entrando nei lavori pubblici e gestendo rifiuti tossici e pericolosi, ma anche imprenditori e politici. In un filone curato dai Carabinieri forestali e dal Noe emerge così che esponenti dell’Associazione Conciatori di Santa Croce sull’Arno (Pisa) avrebbero operato come sodalizio criminale: da un lato cedendo, pagando denaro, a ditte infiltrate dalle cosche lo smaltimento di rifiuti delle concerie senza completare o svolgere l’iter di riciclo ambientale; dall’altro tenendo relazioni con politici ed enti pubblici.

I rifiuti tossici sono finiti sotto la nuova strada regionale 429 Empoli-Valdelsa (circa 8.000 tonnellate contaminate) o in terreni a Levane (Arezzo), Castelfalfi (Firenze) Peccioli (Pisa), presso l’aeroporto militare di Pisa e altre località della Toscana. Sei gli arresti in questo filone e sequestrati due impianti di depurazione. Tuttavia, gli stessi conciatori di Santa Croce indagati, tenevano relazioni con politici ed enti pubblici apicali.

‘ndrangheta in Toscana, tra indagati anche il capo di gabinetto di Giani

Sul versante della pubblica amministrazione c’è, tra gli indagati, Ledo Gori che per gli inquirenti sarebbe stato disponibile a soddisfare esigenze illecite dei membri dell’Associazione in cambio della loro esplicita richiesta a Giani di confermarlo capo di gabinetto quando sarebbe stato eletto governatore della Toscana, cosa avvenuta. Gori, per la Dda, avrebbe fatto pressioni su dirigenti dell’Arpat considerati troppo solerti nei controlli sugli impianti, verifiche che i conciatori chiedevano di non avere.

Indagato per corruzione anche il consigliere regionale del Pd, in carica, Andrea Pieroni: per la Dda, nel 2020 dietro 2-3.000 euro come contributo elettorale, avrebbe assecondato la richiesta dei conciatori di escludere da una legge regionale il depuratore del consorzio Aquarno da procedure ambientali previste nel ciclo idrico. La norma fu poi impugnata dal Governo ritenendola anti-costituzionale.

Indagata pure la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda (ipotesi di associazione a delinquere) e, nella burocrazia regionale, per abuso d’ufficio, Edo Bernini, dirigente del settore Ambiente.

L’altro filone, curato dal Ros, ha portato a 17 arresti che hanno colpito imprenditori – anche toscani – contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro), gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, concorrenza con violenza e minacce, sub-appalto irregolare, associazione finalizzata al narcotraffico di cocaina (tramite il porto di Livorno ed è stato pure trovato un deposito di armi della ‘ndrangheta in Val d’Era), spaccio, favoreggiamento, il tutto aggravato dal metodo mafioso. Le infiltrazioni nell’economia toscana della cosca Gallace era partita dal controllo su una storica azienda del Mugello, la ‘Cantini Marino’ srl: poi con intimidazioni e minacce la società guidata con loro metodi avrebbe condizionato la concorrenza e avuto commesse pubbliche.

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