Decine di precari lasciati senza lavoro. E’ lo scenario che si presenta al Maggio Musicale Fiorentino così come denunciato dall’assemblea del personale tenutasi lo scorso 16 novembre. L’assemblea, si legge in una nota di Cgil Toscana, «ha espresso profonda preoccupazione per la situazione che stanno vivendo le lavoratrici e i lavoratori precari del Teatro non solo a Firenze ma in tutta Italia».

Sotto la lente «il combinato disposto di una sentenza della Corte di Giustizia Europea dello scorso 25 ottobre (sentenza che ha accolto il ricorso di una ballerina precaria dell’Opera di Roma, disponendone l’assunzione) – si legge nella nota del sindacato –  e dell’entrata in vigore del cosiddetto Decreto Dignità che modifica la normativa dei contratti a termine (la cui durata massima è scesa da 36 a 24 mesi, con le causali che ritornano dal primo rinnovo dopo i primi 12 mesi “liberi”), ha portato la Fondazione a fare scelte di autotutela senza il confronto con le rappresentanze sindacali, sia a livello territoriale che nazionale; scelte che hanno portato al mancato rinnovo di contratti a termine nell’immediato e, nel prossimo futuro quando giungeranno a termine la maggior parte dei contratti precari, gli effetti potrebbero essere gli stessi. Nel dettaglio, al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino già circa una dozzina di contratti a termine scaduti a novembre non sono stati rinnovati, mentre a dicembre un numero ancora più elevato di contratti a termine scadrà e molto probabilmente non saranno rinnovati (si tratta di personale tecnico)».

«Situazione allarmante» «L’assemblea ritiene inaccettabile che lavoratrici e lavoratori con anni di precariato alle spalle, che hanno permesso al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino di continuare a produrre e sui/sulle quali il peso della crisi si è scaricato in modo pesante, possano ritrovarsi da un momento all’altro senza lavoro e senza sostegno economico – sottolinea ancora la nota – . La situazione delle Fondazioni Liriche in tutta Italia è allarmante. La crisi e la ristrettezza delle risorse, gli interventi legislativi, l’incertezza della natura giuridica e la difficoltà di interlocuzione delle rappresentanze dei lavoratori con il Governo e le controparti, fanno ritenere che non sia più rinviabile la proclamazione di uno stato di agitazione a livello nazionale. L’assemblea ha dato mandato alle Segreterie Territoriali di formulare specifica richiesta in tal senso alle Segreterie Nazionali. Tale stato di agitazione dovrà essere propedeutico ad azioni volte a recuperare interlocuzioni politico-istituzionali oltre al dialogo con la parte datoriale per la ricerca di soluzioni prospettiche per il rilancio e il futuro del settore. I sindacati hanno ricevuto mandato di intraprendere un percorso con la Sovrintendenza al fine di trovare soluzioni che tutelino i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori» conclude la nota.

 

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