FIRENZE  – L’amore non bussa alla porta, né è il compagno del banco di scuola per il quale si buttavano via fiumi di inchiostro impressi sulle pagine del diario segreto. Ma non è nemmeno il fulmine che ti trafigge da parte a parte mentre sorseggi un aperitivo al bar o sei incantato di fronte a un quadro in un museo.

Il principe azzurro o la donna ideale si palesano dietro a un profilo social, in cui le frecce di Cupido altro non sono che match di compatibilità che un algoritmo trasforma in un dedalo di incontri virtuali tra una vasta galassia di utenti. Un fenomeno che in rete ormai prolifera da anni e che la pandemia ha fortemente accentuato. Parliamo delle chat di incontri, da Tinder (fra le più scaricate al mondo) a Meetic, fino a Badoo (sito fra i pionieri delle piattaforme per accoppiare cuori solitari) dove milioni di foto, vite, età, voglia di avere figli, interessi per le fotografie, per l’escursionismo o per la dieta vegan si amalgamano purchè macht o affinità sia. Ovvero: la combinazione di questi interessi, sfogliando i vari profili, è l’elemento che funge da avvio per iniziare una chat con uno sconosciuto o una sconosciuta. Oppure si possono visitare profili, mettere like e inviare un messaggio.

Ci siamo iscritti a tre siti di incontri, Tinder, Meetic e Badoo per alcuni mesi. Un vero e proprio mercato dell’amore cercato online in cui ogni app sforna consigli e comportamenti da tenere: intanto viene richiesto un profilo in cui le foto sono fondamentali per attirare l’attenzione dell’altro o dell’altra, ma non tutte le chat sono gratis, o meglio alcuni dei loro servizi sono a pagamento. Una volta registrati, oltre a creare un profilo, è possibile stilare una scheda dell’uomo o della donna dei sogni: a quanti chilometri vive, il titolo di studio, le passioni. Così come è possibile sbizzarrirsi presentandosi in questo universo virtuale con una propria biografia in cui si sciorina di tutto di più: cosa si cerca e cosa no, cosa ci piace fare e cosa detestiamo. C’è chi già nella ‘bio’ va al sodo e dichiara che non cerca la storia della vita, chi si esalta con qualche citazione poetico-filosofica, chi indirettamente prende in giro l’altro sesso, alle volte con ironia, in altri casi con punte di maleducazione.

Ma le app non sono popolate solo da single incalliti, perché in questo mondo virtuale di papabili incontri si trovano anche persone sposate, che non hanno problemi a dichiararlo, che omettono la propria foto e che chiaramente esplicitano la situazione sentimentale e le proprie intenzioni, ovvero divertirsi e basta. L’importante è che il coniuge o il compagno o la compagna non lo scoprano. Ogni app come detto, è scandita da regole che consentono forme di autotutela, annullando compatibilità, segnalando comportamenti inappropriati dell’utente con cui in quel momento viene intrecciato un dialogo virtuale. Insomma, bandite foto scabrose o parole troppo volgari.
Ma le app di incontri funzionano davvero? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Christina Bachmann, psicologa.
Questa modalità di rimorchiare così in fretta riesce a centrare l’obiettivo?
“Ci sono studi pubblicati su riviste internazionali secondo i quali sono poche le possibilità che gli incontri nelle app ad hoc alla fine si concretizzino in vere e proprie relazioni, nonostante tipologie di approccio molto dirette”. Queste app sono esplose soprattutto nel periodo della pandemia quando i contatti umani si sono azzerati, ma continuano a proliferare.
Come si è rivoluzionato l’approccio per conquistare un uomo o una donna con queste app? “C’è chi ha bisogno di una fuga dalla normalità o di ravvivare la propria vita. Penso anche a persone in coppia che si iscrivono alle app di incontri che in questi anni di pandemia hanno vissuto una sorta di cristallizzazione del rapporto e sentono il bisogno di cambiare aria”.

Le chat di incontri sono un mondo in cui è possibile trovare chiunque: dal pluri laureato o laureata al manager o alla manager d’azienda, dall’operaio o operaia fino al medico: quanto questi siti stanno lasciando traccia?
“In primis questi siti di incontri non vanno demonizzati. Vede, siamo sempre noi che, nel momento in cui chattiamo con qualcuno, cerchiamo un’emozione. Le stesse emozioni che cerchiamo anche all’esterno, fuori da un contesto virtuale. Se ci sono persone che se ne approfittano, lo possono fare anche se l’incontro avviene in un pub, in locale o al bar invece che su una app di incontri. Però vi sono dei limiti: i siti di incontri non devono sostituire in toto gli incontri dal vivo, non diventino un rifugio in cui nascondersi dalla realtà”.
La rete, internet in generale, è una prateria sconfinata: quali possono essere i comportamenti a rischio? “Serve consapevolezza rispetto a ciò che si sta facendo, la stessa consapevolezza che deve essere applicata in un incontro che sboccia dal vivo”.

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