SIENA – “Annulleremo ogni eventuale iniziativa ufficiale con i rettori che hanno firmato quell’indegno manifesto, ma la scelta dell’Università per Stranieri di Siena è quella di non cancellare i suoi accordi e i suoi scambi con le università russe”.

Un equilibrismo complicato quello di Tomaso Montanari, che di fronte al sostegno dato dagli accademici russi all’azione del presidente Vladimir Putin, ha deciso di condannare questo gesto. Dall’altro lato però, il rettore ha voluto tenere fede alla missione dell’ateneo. “Crediamo che la libertà accademica sia un bene fondamentale: un bene che diventa vitale in momenti come questo – ha aggiunto il rettore -. Proprio ora, i professori russi e le professoresse russe che si oppongono alla guerra hanno bisogno del nostro sostegno: le università non sono i loro rettori, così come la Russia non è Putin”.

Montanari ha quindi condannato le prese di posizione unilaterali, indipendentemente dalla provenienza. “Crediamo che le scelte di rottura della Commissione Europea e di una parte rilevante delle istituzioni scientifiche dell’Europa siano drammaticamente sbagliate – ha evidenziato lo storico dell’arte -. È necessario naturalmente vegliare con attenzione perché attraverso le università non venga messa in circolo la propaganda del governo russo: ma distinguere è il nostro mestiere, e lo faremo con scrupolo”.

E ancora: “Se al vergognoso cedimento dei rettori russi al totalitarismo del governo russo, corrisponderà un totalitarismo occidentalista antirusso, se cederemo anche noi alla logica del nazionalismo, se dimenticheremo quale sia lo scopo delle nostre università: ebbene, avremo contribuito anche noi a fare la guerra, e non la pace”.

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