Foto pagina Facebook don Andrea Bigalli

FIRENZE – Il sequestro di un’estesa proprietà nel comune di Chiusdino (Siena), ha riproposto il problema delle infiltrazioni mafiose in Toscana. Una piaga sempre più evidente, anche a leggere il rapporto diffuso dal Procuratore generale di Firenze, Marcello Viola. A fare il punto della situazione è Don Andrea Bigalli, referente regionale di Libera.

Don Andrea, cosa significa il sequestro di Chiusdino?
“Come Libera Toscana, segnaliamo da tempo di queste infiltrazioni. Però attenzione, come già emerso nell’inchiesta Keu, il problema risiede nel fatto che una parte della classe imprenditoriale del nostro territorio non si fa problemi a fare affari con le organizzazioni criminali. Questo è il dato nuovo, perciò è necessario che le associazioni di categoria offrano anche un’azione formativa ai propri iscritti”.
La pandemia può aver favorito le infiltrazioni?
“Chi ha denaro da investire, soprattutto nei periodi di crisi, ha un potere immenso. E’ fondamentale che tutti gli enti preposti, quindi la pubblica amministrazione e chi cura gli interessi delle imprese, facciano un ragionamento complessivo sui controlli. Anche alla luce del Pnrr. In questo caso suggerirei di investire una parte di queste risorse nei controlli. Fondamentale è non rinunciare alle normativa antimafia sugli appalti, sarebbe un suicidio”.
Ci sono dei territori più fertili o tutta la Toscana è a rischio?
“L’attenzione delle mafie è soprattutto dove c’è possibilità di affari. Penso ai porti, perché purtroppo la nostra regione in questo momento è una delle porte di ingresso del narcotraffico. Poi la Maremma, fatto impensabile fino a qualche anno fa, e il Valdarno. E ancora la zona del cuoio o Siena, con tutta una serie di strani movimenti attorno a piazza del Campo. Serve una cabina di regia regionale, da affiancare a quello che magistratura e forze dell’ordine fanno in maniera ottima”.
Le procure toscane evidenziano la presenza di mafie straniere. Quelle italiane come sono messe?
“Ci sono e gestiscono la regia di tutte le operazioni. Pensiamo al collegamento tra ‘ndrangheta e narcotrafficanti. Quindi, che siano esponenti cinesi, russi o sudamericani, il controllo degli affari passa sempre da una supervisione delle mafie italiane. Sono sinergie naturali nel mercato dell’illegalità, come quella tra traffico di droga e prostituzione”.
In Toscana sono attivi tutti i sodalizi criminali conosciuti o qualcuno è prevalente?
“Direi che l’ndrangheta ha un potere più esteso. Però, non va sottovalutata la camorra, che si muove veloce nelle filiere agro-alimentari. In più, guarda anche alle coste, in particolare agli stabilimenti balneari. A Forte dei Marmi c’è una sinergia forte con la mafia russa. A mio avviso la preoccupazione maggiore riguarda il marketing che le mafie vanno verso i giovani, soprattutto sulla droga. La Toscana, e Firenze in particolare, sono luoghi dove si consuma molta cocaina”.
Libera che ruolo può avere?
“Noi dobbiamo insistere sulla formazione e la promozione della cultura della legalità, anche in collaborazione con le forze dell’ordine. Puntando prima di tutto sulle scuole. Noi bisogna lavorare su una dimensione individuale sulla cultura della giustizia”.

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