FIRENZE – Ospedale addio. Nel 2021 lo hanno detto in 273. Negli ultimi dodici anni mai così tanti medici avevano abbandonato le strutture ospedaliere toscane.

Nel 2020 erano stati dieci di meno. Una tendenza preoccupante, che secondo l’Anaao Toscana è figlia del black-out che si è registrato in pandemia. Tra promesse non mantenute e un sistema debole, che ha scaricato su chi si trovava in prima linea tutti i problemi. Situazione che ha creato un cortocircuito, con i professionisti sempre più esposti e privati di quelle pause necessarie per ricaricare le batterie.

“I professionisti cercano orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia, un sistema che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti”, afferma Flavio Civitelli, segretario regionale del sindacato, che delinea questa preoccupante tendenza anche con la volontà di esigenze personali: “E’ forte la necessità di avere una vita privata e non sacrificare la famiglia: tutte necessità difficili da conciliare con la carenza di personale, i turni disagevoli, i weekend quasi tutti occupati da guardie e reperibilità, con la difficoltà nel godere delle ferie maturate”.

I medici che lasciano, secondo i dati Anaao, sono i medici dell’Emergenza-urgenza, i pediatri, gli internisti. Le maggiori cessazioni si vedono fuori dalle aree metropolitane. “Questo significa – conclude Civitelli – che nell’ultimo anno ben oltre i 3% dei medici toscani si è licenziato dal proprio posto di lavoro per continuare la professione in modo differente, come specialisti ambulatoriali, medici di famiglia, pediatri di libera scelta o impiegati nella sanità privata convenzionata”.

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