SIENA – In una stagione concertistica di alto livello, come Micat in Vertice N. 100 dell’Accademia Musicale Chigiana, il Quartetto Hagen contribuisce ad elevare ancor più il programma.

Per chi ama la musica da camera, il concerto di venerdì 24 marzo al Teatro dei Rozzi è una grande occasione. Nel programma, brani di Wolfgang Amadeus Mozart e Dmítrij D. Šostakóvič, compositori ai quali l’Hagen si è intensamente dedicato negli ultimi anni.

Considerato uno dei migliori quartetti al mondo e un modello per qualità del suono, pregio dell’assieme e varietà stilistica, il Quartetto Hagen, torna dopo aver vinto, nell’estate 1996, il Premio ‘Accademia Musicale Chigiana’ ed essere stato protagonista di altri eventi di successo.

All’inizio erano quattro fratelli, bravissimi e affiatati, cresciuti in una famiglia di musicisti di Salisburgo: i violini Lukas e Angelika, sostituita nel 1987 da Rainer Schmidt; la viola Veronika e Clemens violoncello. Avviati ad una carriera speciale già quando erano allievi del Mozarteum, gli Hagen festeggiano nel 2023 quarantadue anni di carriera, vissuta ai massimi livelli, segnata dalle vittorie in numerosi concorsi internazionali, da un contratto in esclusiva con Deutsche Grammophon, dall’impegno nel perfezionamento di un repertorio vastissimo, la loro cifra caratteristica. I programmi dei loro concerti, coinvolgenti e intelligenti, hanno centrato molti obiettivi: hanno consolidato la tradizione interpretativa del repertorio classico; hanno ampliato il repertorio con nuovi brani commissionati agli autori di oggi e hanno recuperato pagine poco note, riportandole all’attenzione del pubblico.

Una sensibilità che ritroviamo nel concerto a Micat in Vertice N. 100. Si inizia con Mozart e il suo Quartetto per archi n. 18 in La maggiore K. 464. Fra i quartetti della serie dedicata ad Haydn, è quello che più di ogni altro si affida ai severi valori della costruzione musicale: una reticenza di retorica tematica e una economia di elementi. Se già in altri Quartetti si affermava la propensione a temi malleabili alla fantasia trasformatrice dell’autore, questa attitudine è qui spinta al massimo rigore. Emerge la straordinaria facoltà di ‘pensare in musica’ acquisita dalla maturità di Mozart e trasmessa a Beethoven.

Si continua con il Quartetto per archi n. 2 in La maggiore op. 68, composto da Šostakóvič alla fine della seconda guerra mondiale dopo la morte del suo amico e storico dell’arte Ivan Sollertinsky. Dedicato al compositore Vissarion Chebaline, è stato eseguito in anteprima dal Quartetto di Beethoven il14 novembre 1944 a Leningrado, nella grande sala della Filarmonica diretta da Sollertinsky. Questo Quartetto, quaranta minuti di grande musica, è composto in quattro movimenti: apertura – moderato con moto; recitativo e romance – adagio; valzer – allegro; tema con variazioni – adagio.

Per poi ritornare a Mozart con il suo Quartetto per archi n. 19 in do maggiore K. 465 ‘delle dissonanze’. Un sottotitolo scelto per la serie di false relazioni radunate nell’introduzione lenta, adagio, con cui esordisce: sotto otto battute di ‘tatonnement’ armonico. Sconcertarono i contemporanei e sollecitarono i puristi dell’Ottocento a mortificanti correzioni. In realtà, questa scura introduzione, che approda a un luminoso e aereo tema in do maggiore nell’allegro, contiene un motivo tipicamente illuminista. Emerge il trionfo dell’ordine e della ragione sul ‘caos’, un turbamento della musica, incipit assoluto di questo Quartetto. Inizio concerto alle 21; guida al’ascolto alle 20,30.

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