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OLMO – Finché le forze glielo hanno consentito, Walter De Benedetto ha portato avanti la battaglia per la legalizzazione della cannabis a scopo terapeutico.

Oggi, a 49 anni, l’uomo è deceduto nella sua casa di Olmo (Arezzo). Malato da 35 anni di grave forma di artrite reumatoide, nell’aprile di un anno fa era stato assolto perché il fatto non sussiste dall’accusa di aver coltivato a casa marijuana: per il gup di Arezzo la produceva e utilizzava a scopo terapeutico per la sua malattia. Il Sistema sanitario non riusciva ad assicurargli la quantità necessaria a combattere i dolori fortissimi causati dalla sua patologia e per questo Walter aveva iniziato a coltivare la cannabis personalmente. “Non ho più tempo per aspettare i tempi di una giustizia che ha sbagliato il suo obiettivo – aveva detto De Benedetto dopo l’udienza preliminare –. Il dolore non aspetta. Mi assumo la mia responsabilità, mi sento a posto con la mia coscienza”. La sua assoluzione era stata la prima centrata sulla nuova normativa che disciplina la coltivazione mirata.

“Walter De Benedetto è morto. La prima volta mi parlava del suo fine vita. Si è poi battuto contro la violenza di uno Stato che l’ha processato per la cannabis. Ha vinto la battaglia ma non abbiamo fatto in tempo a vincere con lui per la legge. Andiamo avanti. Grazie Walter”. ha detto Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni.

Nel suo ultimo appello, lo scorso 17 marzo, per sollecitare la risposta del Parlamento davanti alla proposta del ddl sulla coltivazione domestica, ancora oggi in discussione in commissione Giustizia, aveva scritto: “Ci sentiamo scoraggiati perché sembra che il nostro Stato preferisca lasciare 6 milioni di consumatori nelle mani della criminalità organizzata anziché permettergli di coltivarsi in casa le proprie piantine”.

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