Giornata difficile, l’ennesima, per Mps. In mattinata il presidente della Banca, Alessandro Profumo, e l’amministratore delegato, Fabrizio Viola, sono andati in Fondazione a spiegare all’azionista di maggioranza relativa il nuovo piano industriale che prevede un aumento di capitale da 2,5 miliardi, cui senz'altro la Fondazione non potrà partecipare. Mentre, nel pomeriggio la Consob rende noto di aver multato Banca (300mila euro) e Fondazione Mps (200mila euro) per la emissione di titoli "Fresh".

Le dimissioni in Rocca Salimbeni Ma nelle poche decine di metri che separano Rocca Salimbeni da Palazzo Sansedoni sono stati preceduti dalla notizia delle dimissioni di ieri sera del consigliere di amministrazione Turiddo Campaini, già vicepresidente della Banca fino al dicembre 2012. Non un gran biglietto da visita, considerato che il patron di Unicoop Toscana è da sempre vicino alla banca e l’ha difesa sempre, anche nei momenti più difficili. Le dimissioni sono giustificate da diplomatiche “ragioni personali”, così come anche quelle della professoressa Tania Groppi, che si era dimessa dal cda poco più di una settimana fa. La Groppi, nominata dalla precedente Fondazione, avrebbe deciso di lasciare per tornare a tempo pieno all'Università dove insegna Istituzioni di diritto pubblico.

Mps e i suoi 17 mesi difficili Questa doppietta di dimissioni pesanti fa sorgere più di un dubbio sulla tenuta e sul clima all’interno del consiglio di amministrazione nominato appena nell’aprile 2012 (leggi). In diciassette mesi tanta acqua sotto ponti è passata e tanti scandali ne hanno caratterizzato (anche con risvolti drammatici) la storia recente. In quella assemblea già si respirava un clima teso e venne approvato il consuntivo 2011 con una perdita di 4,69 miliardi. Fu l'ultima volta alla presidenza di Giuseppe Mussari (che se ne andò dettando ai taccuini dei giornalisti la storica frase «qualche rimpianto e nessun rimorso» e che rimase alla guida dell'Abi), e la prima di Alessandro Profumo. In Palazzo Pubblico sedeva Franco Ceccuzzi mentre in Fondazione c'era ancora Gabriello Mancini che, quasi come un grido di dolore, chiese alla Banca «di tornare a produrre e distribuire utili». Sono passati 17 mesi, i protagonisti di quella vicenda non ci sono più ma per gli utili occorrerà forse aspettare ancora qualche anno.

Dissapori e rottura di rapporti Scrive oggi Camilla Conti su Huffingtonpost.it che dietro le dimissioni di Campaini ci sarebbe una vera e propria rottura e forti dissapori con la coppia ProfumoViola. «Il vertice della banca  – si legge – sta decidendo tutto senza consultare il cda e nelle ultime riunioni il clima era veramente teso, riferisce un fonte. Di certo, Campaini deve anche fare i conti con la base della sua cooperativa che gli contesta l’investimento in perdita sul Monte. Il bilancio 2012 della Coop è stato chiuso con un rosso di 126,7 milioni rispetto ai -45,5 milioni del 2011. La partecipazione Mps è iscritta come perdita di valore durevole, a circa 327 mln di euro, ovvero 0,76 euro per azione. Valore rettificato da Unicoop pari a 197,7 milioni e portato a 0,30 euro per azione. La società ha anche sottoscritto il famigerato  bond Fresh servito per finanziare l’operazione Antonveneta e poi finito nel mirino della magistratura».

Quel no di dieci anni fa Sono ormai passati dieci anni da quando l’uomo forte del mondo cooperativo toscano, alla guida della Unicoop dal 1973, decise di investire in Mps ed entrare nel capitale di Rocca Salimbeni, all'epoca guidata dal professor Pierluigi Fabrizi e dal vicepresidente Stefano Bellaveglia. Fu anche per il no convinto di Campaini e degli altri se Mps non entrò allora nella cordata Unipol per scalare Bnl. Un no che tutti interpretarono come la antica voglia di autonomia e libertà dei compagni senesi del Pd (si ribellarono al loro segretario, Piero Fassino che al telefono con Giovanni Consorte domandava "Abbiamo una banca?"), rafforzata dalla ferma volontà di Campaini di non mischiarsi con le coop emiliane. Oggi l'ultimo dei protagonisti di quella vicenda abbandona la scena. E chissà se il Monte (e i suoi protagonisti) non paghi oggi per quel no di allora.

La Fondazione approva il documento di programmazione pluriennale Dopo le 20, intanto, l’ente di Palazzo Sansedoni ha comunicato attraverso una nota di aver approvato il documento di programmazione pluriennale. «Tutelare il patrimonio della Fondazione Monte dei Paschi di Siena  – si legge – e tornare a produrre valore per la comunità di riferimento: questi i principali obiettivi del Documento di Programmazione Strategica Pluriennale 2014-2017 approvato oggi all’unanimità dalla Deputazione Generale dell’ente». «Il documento – prosegue al nota – indica come prioritaria la messa in sicurezza della Fondazione concentrata su due azioni: il pieno rispetto delle condizioni del prestito finanziario e  la ricostituzione di una duratura consistenza patrimoniale, caratterizzata da un’adeguata diversificazione del rischio» (scarica).

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