ROMA – Al via questa mattina il Seminario nazionale della Sogin (la società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari) sul futuro Deposito nazionale delle scorie nucleari.

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Il Seminario, previsto nel processo di consultazione pubblica per la realizzazione dell’impianto, discuterà le osservazioni arrivate dai territori dove potrebbe sorgere il Deposito ((67 siti in 7 regioni: Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna) e da tutti i soggetti interessati. Stamani si è tenuto un webinar con manager Sogin, esperti e operatori stranieri. Nei prossimi mesi si terranno incontri nelle regioni coinvolte. Il Seminario si concluderà il 24 novembre, e il 15 dicembre verranno pubblicati gli atti finali. Sulla base dei lavori del Seminario, la Sogin pubblicherà la Carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai. In base a questa, spetterà al governo individuare il sito definitivo. Le aree potenzialmente idonee sono state indicate in una Carta, la Cnapi, che è stata resa pubblica dalla Sogin il 5 gennaio scorso. A questa carta fino al 5 luglio sono state presentate oltre 300 osservazioni da parte di enti locali, aziende associazioni e cittadini. Come prevede la legge 31 del 2010, le osservazioni vanno discusse con i territori e le realtà interessate in un Seminario nazionale.

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Come sarà il Deposito

Il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi dovrà accogliere 95.000 metri cubi di materiale: 78.000 metri cubi a molto bassa o bassa attività, e 17.000 metri cubi a media ed alta attività. Questi ultimi 17.000 metri cubi saranno in stoccaggio temporaneo, in attesa che venga individuato un deposito sottorraneo europeo per le scorie più radioattive. I rifiuti a bassa radioattività verranno contenuti in bidoni di metallo (manufatti), posti in scatoloni di cemento (moduli). Questi ultimi saranno stoccati in edifici di cemento (celle) e coperti da diversi strati di terra, sulla quale crescerà l’erba. Ci saranno impianti di monitoraggio delle radiazioni e di raccolta delle acque piovane. I rifiuti ad alta radioattività saranno contenuti in grandi cilindri di metallo e cemento e stoccati in capannoni, dove potranno disperdere il calore che emettono. Il Deposito nazionale occuperà 150 ettari: 110 per il deposito e 40 per un Parco tecnologico dedicato alla ricerca e alla formazione sul nucleare. La costruzione dell’impianto costerà 900 milioni e durerà 4 anni. Il cantiere occuperà 4.000 persone, mentre a regime il deposito impiegherà 700 addetti. L’impianto riceverà rifiuti per 40 anni. Dopo, li custodirà fino a che non saranno più radioattivi, dopo 300 anni. La legge 31 prevede un contributo economico della Sogin alle comunità dove sorgerà il deposito.

I siti potenzialmente idonei

I 67 siti potenzialmente idoneii per il Deposito, individuati dalla Sogin nella Cnapi, sono 8 in Piemonte, 2 in Toscana, 22 in Lazio, 1 in Puglia, 12 in Basilicata, 4 fra Puglia e Basilicata, 4 in Sicilia e 14 in Sardegna. I requisiti per l’idoneità (stabiliti dall’Euratom) sono fra gli altri il territorio non sismico e la lontananza da centri abitati e dall’acqua. Al momento la stragrande maggioranza dei Comuni interessati si sono detti fortemente contrari ad ospitare l’impianto

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