Il matematico Alessio Figalli è medaglia Fields. Il giovane scienziato italiano, ex allievo della Scuola Normale Superiore e dal 2016 professore all’ETH di Zurigo, ha ricevuto il riconoscimento più ambito per i matematici, considerato l’equivalente del Premio Nobel, durante la cerimonia di apertura del ventottesimo “International Congress of Mathematicians”, che si tiene in Brasile, a Rio De Janeiro, dal primo al 9 agosto.

Riconoscimento a un italiano dopo 44 anni Assegnata ogni 4 anni a matematici che non abbiano compiuto i 40 anni di età (Figalli, romano, ha 34 anni), la medaglia Fields premia i risultati delle ricerche nel campo della teoria del trasporto ottimale, delle equazioni a derivate parziali e della probabilità, tutti ambiti di ricerca che Figalli ha iniziato a investigare sin dai primi anni alla Scuola Normale e poi per tutta la sua carriera di studioso. Questo importante riconoscimento arriva 44 anni dopo la prima (e fino a ieri unica) medaglia Fields a un matematico italiano, assegnata nel 1974 a Enrico Bombieri, professore all’Institute for Advanced Studies di Princeton e già ordinario presso la Scuola Normale dal 1974 al 1977.

Gli incontri decisivi «Personalmente provo una profonda soddisfazione che mi motiva ancora di più a lavorare nella ricerca di altissimo livello» dichiara Figalli. «La medaglia Fields premia la continuità di un lavoro che si è protratto nel tempo a partire dall’anno della laurea a Pisa e del dottorato di ricerca tra Pisa e Lione. Ci sono stati incontri fondamentali nella mia vita – aggiunge Figalli – che hanno determinato lo svolgersi della mia carriera. Il primo è stato con il professor Antonio Corbo Esposito dell’Università di Cassino, conosciuto ai tempi delle olimpiadi di matematica durante il liceo. Fu lui che mi spinse a partecipare nell’estate del 2002 al concorso di ammissione della Classe di Scienze della Normale. Lo feci con poche aspettative, anche perché venivo da una formazione prettamente umanistica, ma quando vidi affisso nella bacheca del Palazzo della Carovana l’elenco degli studenti ammessi alla Normale con il mio nome, l’emozione fu così tanta che compresi che avrei voluto essere quello nella vita, un matematico».

Tra difficoltà e soddisfazioni «Alla Scuola Normale l’anno più difficile fu il primo, perché mi mancava gran parte delle conoscenze scientifiche per stare al passo con le lezioni – aggiunge Figalli – . Ricordo in particolare la difficoltà nel seguire il corso di Fisica. Ma, una volta colmato il gap nozionistico, tutto è andato più in discesa. Vivevo h24 in completa simbiosi con un ambiente in cui si parlava quasi esclusivamente di scienza e cultura. La cosiddetta vita collegiale della Scuola Normale è stata decisiva per impostare un’attitudine al piacere della ricerca e del lavoro che sono un tratto caratteristico anche della mia impostazione attuale. Naturalmente il seme di questa impostazione lo hanno depositato i miei genitori, l’uno professore universitario di ingegneria, l’altra insegnante di latino e greco in un liceo classico. Ma essere esposto alla matematica, alla competizione e al confronto tutti i giorni come avviene alla Scuola Normale ha prodotto in me un cambio di marcia sorprendente. Ho scoperto che la pressione non mi disturba, anzi mi stimola e raddoppia le mie energie. Dedico la Medaglia Fields anche a questo ambiente e alle persone che hanno contribuito a formarmi».

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