Che ormai esista uno scollamento evidente tra centro e periferia, tra organi ed enti centrali come Stato e Regioni e enti locali come i Comuni e i cittadini, non lo scopriamo certo oggi. Ma che lo scollamento arrivi a decisioni in cui i territori (i più lungimiranti?) arrivano a rivendicare quella volontà e autonomia popolare troppo spesso frustrate dalle decisioni della politica suona come “nuovo che avanza”.

Così accade che nella Toscana felix, quella del Buongoverno per intenderci, c’è una Regione che individua per legge le unioni dei comuni come strumento per ridurre costi e ottimizzare l’erogazione di beni e servizi e ci sono dei Comuni, per anni ritenuti virtuosi, che fanno fatica a capire perché debbano andare nella direzione di non ridurre assolutamente costi e peggiorare la qualità dei servizi ai cittadini, dopo le già disastrate esperienze di anni di gestioni associate. Ecco quindi che ti aspetteresti la soluzione dalla politica. E invece, la soluzione che non ti aspetti, arriva da quei sindaci dei piccoli centri spesso bistrattati e ritenuti il marcio della politica e dai cittadini, disposti ancora una volta a mettersi in gioco.  Legge di iniziativa popolare, raccolta di firme, referendum e il gioco è fatto. No alle unioni, sì alle fusioni tra Comuni.

Fusione, una parola proibita, delicata, pericolosa e distante dalla Politica con la “P” maiuscola perché ne implica altre come tagli, accorpamenti, riduzioni ma probabilmente molto più vicina a quell’idea di ottimizzazione così ricercata. Ecco, nonostante tutto questo, e in una terra di campanili come il Valdarno, dove fino a non molti anni fa, nell’ospedale al confine fra Montevarchi e San Giovanni c’erano due sale parto perché nessuno voleva sul certificato di nascita il nome dell’«altro» comune, nasce un piccolo miracolo amministrativo: la fusione fra i due municipi. A metà del 2012 ci sarà il referendum nel quale gli abitanti di Figline Valdarno e Incisa Vaòdarno dovranno dire «sì» o «no» all’ipotesi di fondersi per dar vita a un comune di 24 mila abitanti. E andare a votare un’unica giunta nel 2014.

Casentino aretino Stessa cosa in Casentino. Tredici Comuni – Bibbiena, Capolona, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Chitignano, Chiusi della Verna, Montemignaio, Ortignano Raggiolo, Poppi, Pratovecchio, Stia, Subbiano e Talla – che hanno già raccolto le 5mila firme necessarie per presentarsi in Regione e chiedere il Comune Unico del Casentino. Infine l’Isola d’Elba. A trasformare il sogno in realtà si sta adoperando Gabriele Orsini coordinatore del comitato promotore sostenuto da tutte le associazioni di categoria del territorio.

Isola d'Elba Oggi all’Elba ci sono 8 sindaci, 44 assessori, 124 consiglieri, 5 segretari comunali e 8 bilanci diversi. Il tentativo è quello di arrivare ad un unico Comune con oltre 30mila abitanti, una riduzione della spesa pubblica per 400mila euro, oltre a contributi statali ordinari aggiuntivi per i Comuni che si fondono.

Il dado è tratto. Non resta che attendere e vedere. E chissà se come diceva Virgilio…forsan et haec olim meminisse iuvabit…forse anche queste cose un giorno ci piacerà ricordare. Vorrà dire che la lungimiranza di pochi sarà riuscita a vedere fin là dove nessuno fino ad ora aveva avuto il coraggio di osare. 

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