In Toscana manca il 16% del gettito previsto dal pagamento della prima rata dell’Imu. A renderlo noto è l’Anci regionale che quantifica la mancanza in 160 milioni di euro.

Pressione fiscale in aumento «È un dato preoccupante – commenta il presidente Alessandro Cosimi – e  questo costringerà i Comuni ad aumentare la pressione fiscale dal mese di settembre. Insomma, ancora una volta, siamo di fronte a una dimostrazione di quanto sia sbagliata la logica con cui il Governo sta operando da mesi: spostare a livello comunale i problemi che la crisi determina. Già avevamo denunciato che il blocco delle aliquote al minimo non avrebbe migliorato la situazione di cassa dei Comuni – continua Cosimi –; ed oggi possiamo solo amaramente constatare che le nostre denunce erano fondate. L’Imu non va, in nessun modo, a vantaggio dei Comuni, che devono, al contempo, cercare di sopravvivere tra spending review, tagli diretti e indiretti e tesoreria unica».

L’analisi Per quanto riguarda le grandi città le differenze considerate, in base ai versamenti effettuati fino al 4 luglio, registrano alti valori in termini assoluti ma soltanto medi se considerati in termini pro capite. Pisa, con una differenza tra atteso ed effettivo di circa 6 milioni di euro, è il capoluogo che fa registrare la differenza più alta in termini pro-capite: -71. Se Firenze fa registrare una differenza in negativo di circa 22 milioni di euro, il valore pro-capite si attesta a -59. Stesso valore pro-capite per Massa, che però ha una differenza di soli 4 milioni di euro. I milioni di euro incassati da Carrara sono circa 3 in meno del previsto, per un valore pro-capite di -55. Prato, che si aggira intorno ai 9 milioni di scarto, ha una differenza procapite di -47 euro; Livorno di -34, per un valore assoluto di 5 milioni. Pressoché identica la situazione di Pistoia e Grosseto: entrambe hanno incassato quasi 3 milioni di euro in meno, per un valore pro-capite pari a -33. Anche Siena registra una differenza pro-capite di circa 33 euro in meno, ma con quasi 1,7 milioni in meno. Arezzo sfiora il pareggio, con 8 euro in meno pro-capite ( circa 800.000 euro). In controtendenza Lucca, che segna un attivo di 29 euro, con un incasso reale che supera di quasi 2,5 milioni di euro. Colpisce, poi, il dato relativo a quei Comuni ad alta vocazione turistica dove, a fronte di una modesta differenza in cifre assolute, il valore pro capite risulta invece piuttosto elevato. Basti pensare ai casi di Rio nell’Elba (LI) e Abetone (PT), i due comuni toscani con la differenza passiva pro-capite più alta in Toscana. Il comune isolano ha incassato circa 655.000 euro in meno rispetto alle stime del MEF, una differenza che in termini pro-capite si traduce in 527 euro. La località sciistica pistoiese, invece, fa registrare una differenza pro-capite di 520 euro, che corrispondono a circa 360.000 euro in meno. All’estremo opposto i due Comuni pisani di Lajatico e Riparbella, entrambi in attivo, con una differenza pro-capite pari rispettivamente a 87 e 117 euro, ovvero circa 120 e 200 mila euro in più di incasso.

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