Il Primo Maggio, a Carrara, sarà anarchico. “Primo Maggio anarchico” si chiama, infatti, la festa, con comizio, corteo, canti e racconti, che la Federazione anarchica italiana (Fai) organizza nella città del marmo dal 1945, radunando centinaia di persone, provenienti da tutta la regione.

Il tema: le elezioni. Ogni anno cambia il tema centrale della riflessione, quando il “saccheggio” delle cave di marmo, quando  le “devastazioni” dell’ambiente e della salute, a seconda dei problemi della città, delle difficoltà della gente e della politica che amministra. In questo 2017, che attende il 12 giugno per votare il nuovo sindaco della città di Carrara, gli anarchici discuteranno sul palco delle elezioni amministrative, al motto di “Tranquilli, non vi votiamo lo stesso”, come recitano volantini e manifesti diffusi per le strade della città. «Non abbiamo mai partecipato e non parteciperemo neanche questa volta alla riffa del voto», dice Donato Landini (Fai di Carrara), uomo di pochissime parole e poco incline alle interviste con i giornalisti. «Non ci riconosciamo nel sistema democratico di delega – spiega uno storico anarchico di Carrara, Davide Lazzeroni – ma rimaniamo esseri umani che si confrontano, non anacoreti svincolati dalla società, ma tanta brava gente, che lavora per l’umanità».

Manifesto per il 1 maggio

Le tappe Come avviene, più o meno, da dopo la guerra, il Primo Maggio anarchico si svolgerà in maniera tradizionale, in stile spagnolo: comizio in piazza Cesare Battisti, con i compagni locali e le parole di Tiziano Antonelli, della Federazione anarchici livornesi, poi un corteo per le vie storiche della città, andando a toccare i monumenti simbolo dei libertari, dove verranno depositate corone di fiori: il monumento ad Alberto Meschi in Piazza Gramsci, a Giordano Bruno in Piazza del Duomo, a Sacco e Vanzetti nell’omonima piazza, al monumento intitolato ai “moti carraresi” del 1894, nei pressi dell’ex caserma Dogali, fino ad arrivare in piazza “Gino Lucetti”, l’anarchico che attentò alla vita di Mussolini, che però per tutti i carraresi, dal 1960, è piazza Alberica.

Un po’ di storia Carrara divenne la culla dell’anarchismo alla fine del XIX secolo, in particolare tra i lavoratori delle cave. Racconta  un articolo del New York Times, datato 1894, che molti rivoluzionari violenti, espulsi da Belgio e Svizzera, si rifugiarono proprio a Carrara e fondarono nel 1885 il primo gruppo anarchico in Italia. Furono, ad esempio, soprattutto le lotte dei lavoratori delle cave anarchici a far ottenere agli operai, per primi in Italia, le sei ore e mezza di lavoro e gli anarchici furono sempre in prima linea nella resistenza al fascismo. Il cimitero cittadino di Carrara oggi è in parte riservato agli anarchici: troneggia non soltanto la tomba di Lucetti, che con due bombe a mano tentò di uccidere il Duce, ma quella di Pino Pinelli, defenestrato dalla Questura milanese nel 1969 e quella di Alberto Meschi, leader dell’USI e segretario della Camera del Lavoro. Poi c’è Gragnana, un borgo di montagna che ancora ospita il più antico circolo anarchico italiano, intitolato a Errico Malatesta, fondato nel 1876.

Il significato del Primo Maggio «E’ una ricorrenza molto sentita- dice Davide Lazzeroni – che cerca di superare il folklore; è un momento in cui le realtà anarchiche si ritrovano. Ma non festeggiamo il lavoro. Per gli anarchici il lavoro non è un valore. Noi lottiamo per l’emancipazione dalla schiavitù del lavoro. Il che è molto diverso».

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