Nuove udienze a Grosseto per il processo sul naufragio della Costa Concordia. In totale le testimonianze del processo, in base alle liste dei testimoni proposte da accusa, difesa e parti civili, comprendono circa 1040 nominativi. L'udienza di questa mattina si è aperta con l'escussione del primo ufficiale di coperta della nave, Giovanni Iaccarino, che era anchecapo guardia della nave al momento del naufragio del 13 gennaio 2012 al Giglio e diretto assistente del comandante Francesco Schettino nelle operazioni di bordo. Fu lui che andò fisicamente ad accertarsi che sale motori e pompe di sentina erano allagati mettendo la Costa Concordia ko, e che comunicò alla plancia di comando le irreparabili avarie causate dall'urto contro gli scogli. Anche oggi Schettino, che finora non ha saltato un'udienza, e' in aula a seguire il dibattimento. Assente, invece, a causa dei problemi di salute di suo figliola ballerina moldava Domnica Cemortan, passeggera della nave che era nella sala comando assieme al comandante la sera del naufragio.

Passaggio al Giglio non pianificato «Schettino voleva fare il passaggio ravvicinato al Giglio già la settimana prima. Ma non fu possibile perché non c'erano le condizioni adatte, c'era troppo mare e l'idea fu abbandonata». Lo ha detto il testimone Iaccarino. La sera della tragedia, invece, il passaggio al Giglio non era riportato nel foglio delle informazioni passate ai passeggeri: «Infatti – ha aggiunto Iaccarino – lo decidemmo dopo, poco prima di partire».Entrambe le volte Schettino chiese ai suoi ufficiali di variare la rotta andando sul Giglio la sera stessa dopo essere salpato da Civitavecchia. Iaccarino ha anche precisato che per ''navigazione turistica'' si intende il passaggio ravvicinato alla costa e così viene comunicata ai passeggeri. «La rotta che passava per il Giglio – ha poi aggiunto Iaccarino –  non era stata comunicata né alla Capitaneria né alla compagnia. Decidemmo di passare al Giglio a mezzo miglio e che avremmo dovuto chiamare il comandante sei miglia prima di farlo. Non ho sentito alcun allarme falla". Il teste rispondendo al Pm Alessandro Leopizzi ha poi aggiunto che per fare il passaggio ravvicinato al Giglio il comandante Schettino ordinò una variazione di rotta che comportò di navigare a 0,5 miglia dall'isola anzichè a 5 miglia, come normalmente previsto nei programmi, al centro del canale dell'Argentario. Della nuova rotta, si fecero carico gli ufficiali a bordo, tra cui anche il cartografo Simone Canessa che la tracciò sulle carte nautiche a disposizione, tenendo anche presente l'ordine di dover chiamare il comandante, che si sarebbe recato a cena in uno dei ristoranti della nave, appena la nave fosse nei pressi dell'isola.

Il ricordo dell’ufficiale: «Schettino disse “ho fatto un guaio” Schettino disse «ho fatto un guaio, o una cosa del genere» ricorda l'ufficiale di coperta Iaccarino. «Alle 21.30 non ero in servizio – dice – ero al ponte 5, nella cabina di Simone Canessa, giocavamo alla play station. Ricordo una prima sbandata a sinistra, quindi pensai che avevano messo un timone di troppo». In un video, proiettato in aula, Iaccarino ha ripercorso con gli inquirenti i suoi movimenti la sera del naufragio: «ci fu una vibrazione pazzesca e oggetti che cadevano a terra – ha raccontato l'ufficiale mentre percorreva le varie parti della nave – andai nella plancia di comando e vidi il Gps che faceva nove nodi. Eravamo passati da sedici nodi a nove. Ho buttato lo sguardo alla carta nautica e vidi che eravamo su un fondale di 70 metri nei pressi degli scogli. Il Giglio mi sembrava più vicina di adesso. Ho guardato questo pannello – ha aggiunto l'ufficiale mentre nelle immagini indica uno strumento che dava l'allarme – c'erano tutte croci rosse. Tutte le luci erano rosse. Poi ho visto il comandante che si è messo le mani ai capelli ed ha pronunciato la frase «ho fatto un guaio». Poi sono andato velocemente al ponte zero ed ho visto che l'acqua saliva velocemente». . I Pm alternano domande in aula alla proiezione di grafici e filmati girati a bordo della nave gemella Costa Serena dove Iaccarino e altri testi l'anno scorso furono interrogati per ricostruire i vari momenti del naufragio, materiale video raccolto in un sopralluogo che fa parte delle prove portate dall'accusa. Il metodo è stato criticato dall'avvocato Cesare Bulgheroni del pool Giustizia per la Concordia.

Controlli 11 minuti dopo l’urto. E a bordo quell’annuncio tranquillizzante «Scesi ai ponti inferiori e di corsa feci i controlli in sala macchine. Vidi che i generatori diesel 1, 2 e 3, la centrale elettrica e i Pem, i propulsori elettrici della nave, alimentati dai generatori a diesel, erano allagati. Dentro di me ebbi la sensazione che la nave era persa. Dissi la situazione per telefono a Canessa, l'avrebbe detto al comandante. La situazione era grave». Ricorda così gli istanti drammatici del naufragio della Costa Concordia l’ufficiale Iaccarino nel video che i Pm stanno presentando al processo relativo a un sopralluogo sulla nave gemella Costa Serena dove l'ufficiale ricostruì, con gli stessi Pm, le varie fasi del naufragio, prima e dopo l'urto. I controlli furono fatti undici minuti dopo l'urto. «Fu il comandante in seconda Bosio a dirmi di andare a vedere sotto – ha detto Iaccarino -, Schettino credo che non si oppose, se no non ci sarei andato». Iaccarino nella sua frenetica ispezione in sala comando macchine e nei compartimenti vicini vide che «dall'altra parte» delle paratie «c'era il mare» e si convinse che anche «i generatori diesel 4, 5 e 6 erano allagati» e perduti. Mentre l'ufficiale scendeva i ponti «ci fu un blackout, c'erano solo luci di emergenza. L'acqua saliva senza fermarsi», ha detto ancora Iaccarino nel video, dove ai Pm indica i vari punti ispezionati circa 11 minuti dopo l'urto contro gli scogli. «L'acqua continua a salire», diceva Iaccarino al comandante in seconda Bosio, questo raggiunto via radio. Iaccarino nel video ricorda di aver però sentito un annuncio tranquillizzante. L'annuncio fu diramato a bordo alle 22.04.

«Dobbiamo portar via il belin» «E se qui allaga? “Dobbiamo portar via il belin”: mi ricordo questo commento, in dialetto genovese, di un ufficiale di macchina durante una discussione circa due mesi prima quando fu fatta un'esercitazione a bordo della Costa Concordia, simulando la rottura di un portellone a poppa per un colpo di mare», quindi un allagamento.. C'era anche Schettino col gruppo di ufficiali di bordo in quella simulazione ricordata da Iaccarino: il comandante, riferisce Iaccarino, credeva che «se non abbiamo il generatore 1, 2, 3, abbiamo il 4, 5 e 6. Ma non era così – dice Iaccarino – E infatti Schettino diceva: 'Qua non c'abbiamo niente, ma la nave non è ridondante?'». «Schettino – ricorda il teste – paragonava le navi su cui aveva navigato ipotizzando che sulla Costa Atlantica la nave avrebbe galleggiato mentre la Costa Concordia, avendo i compartimenti motori concentrati, non l'avrebbe potuto fare. A questo punto l'ufficiale genovese se ne usci' con la frase scurrile chiosando così la discussione», dice Iaccarino.L’ufficiale  parlando oggi in aula, ha poi portato il confronto con la nave Costa Atlantica «dove i compartimenti elettrici sono separati, sono a poppa e a prua» spiegando che, a differenza della Costa Concordia, questo significa che la nave, in caso di avaria su un lato, avrebbe comunque mantenuto possibilità di propulsione e quindi sarebbe rimasta governabile. Cosa che per la Costa Concordia non era possibile, come Schettino e i suoi ufficiali – riferisce sempre Iaccarino – potettero verificare nell'esercitazione fatta due mesi prima nei locali macchine.

Iaccarino: «Rischiavamo la vita, ma in plancia non dicevano cosa fare» «Mi dicevano 'Okay, ricevuto', ma non mi davano ordini. Ero io, insieme al direttore delle macchine Pillon e ad altri ufficiali di macchina che siamo andati a verificare di persona gli allagamenti ai ponti inferiori. Avevamo la concezione che rischiavamo la vita, ma volevamo dare completezza di informazioni al comandante». Iaccarino nel giro di venti minuti fece almeno cinque comunicazioni alla plancia di comando riferendo che la nave era allagata ai ponti inferiori dove ci sono le sale macchine. «Dalla plancia non ci dicevano cosa fare – prosegue Iaccarino – Siccome non ordinavano niente, ero che io ordinavo loro qualcosa», grazie alle ispezioni fatte di corsa su quattro ponti della nave mentre l'acqua saliva, «Volevo smuoverli» Iaccarino riferiva la situazione al comandante in seconda Roberto Bosio e all'ufficiale cartografo Simone Canessa, che poi riferivano a Schettino.

I soccorsi, il panico dei marittimi e l’aiuto dei gigliesi Ricordando i minuti concitati dei soccorsi, il teste ha dichiarato di aver visto «Schettino con altri ufficiali che dal centro della passeggiata del ponte 3 indirizzava i passeggeri alle scialuppe di salvataggio. Cercava di dare una mano. Ma aveva lo sguardo di persona smarrita, non mi sembrava quello che avevo sempre conosciuto. Ero a una trentina di metri».L'ufficiale conduceva un tender da 150 posti con cui fece alcuni viaggi tra la Concordia e il molo del Giglio. «Quattro membri dell'equipaggio dopo il primo viaggio col tender di salvataggio dalla nave al porto, dopo aver sbarcato 150 passeggeri, furono presi dal panico, scesero anche loro. Ma a bordo salirono quattro pescatori e abitanti del Giglio, che mi aiutarono ad andare a prendere altri passeggeri» ha proseguito Iaccarino. «Con i gigliesi tornammo alla Costa Concordia e prendemmo altre persone, alcune anche le recuperammo dal mare dove si erano tuffate per raggiungere a nuoto l'isola». «Quando incontrai Schettino sull'isola del Giglio la mattina dopo, mi chiese se sapevo se c'erano stati dei morti. E gli risposi che ce n'erano stati 50, un centinaio, era una mia supposizione».

La denuncia di Codacons per manipolazione file Il Codacons ha presentato alla Procura di Grosseto una denuncia relativa ai file consegnati da Costa Crociere ai periti nel corso delle operazioni peritali in sede di incidente probatorio. «Nello specifico – spiega il Codacons – si tratta dei file relativi ai test obbligatori di collaudo del generatore di emergenza, da compiersi settimanalmente e che, proprio quelli relativi alle 10 settimane prima del naufragio, risultano modificati due mesi dopo l'incidente, in data 13 marzo 2012, e tutti nello stesso momento, ossia nell'arco di poche decine di secondi, per giunta con l'inserimento di valori tutti identici, come per la temperatura dell'acqua e per la temperatura dell'olio.'Proprio il malfunzionamento del generatore di emergenza quale possibile causa o concausa del tragico epilogo del naufragio in termini di vite umane – aggiunge l'associazione – è uno dei principali aspetti sui quali il Codacons si sta battendo sin dall'inizio del processo, ed evidentemente non è un caso che alterazioni dei dati riguardino proprio tale fronte». L'associazione ha chiesto alla Procura di Grosseto di aprire una indagine urgente, accertando i fatti e le relative responsabilità e disponendo il sequestro immediato della documentazione.
 
Gabrielli al Giglio, «Lo scafo si è spostato» Sull’ Isola del Giglio, intanto, oggi è arrivato il Capo della Protezione Civile Franco Gabrielli per incontrare la popolazione e illustrare lo stato di avanzamento dei lavori per la rimozione della Costa Concordia. Dopo la rotazione «la nave ha subito un leggerissimo spostamento – ha detto – che al momento non desta particolari preoccupazioni e anzi può essere considerato fisiologico. Questo però ci dice, se mai ce ne fosse bisogno, che c'è l'urgenza di fare le opere di messa in sicurezza della nave quanto prima». Gabrielli ha poi spiegato che «tutto procede secondo programma e progetto. La condizione della fiancata è sicuramente migliore delle ipotesi peggiori e comunque in quella indicazione che ci si aspettava dal Consorzio di imprese. «Questa nave non sta in una bacinella, sta in mezzo al mare e quindi subisce tutte le vicende che il mare ogni volta presenta. La macchina non si è fermata, le attività stanno andando avanti e traguardiamo il primo semestre del prossimo anno per realizzare il sogno del Giglio. Ma non ci innamoriamo delle date. Oggi – ha proseguito Gabrielli – possiamo dire che formalmente inizia la seconda fase e cioé la messa in sicurezza della nave per affrontare il periodo invernale.. E' stato vinto il gran premio della montagna ma il traguardo non e' ancora alla vista e anche se fosse alla vista è un tratto di strada che deve essere fatto con molta attenzione senza facili trionfalismi». «Lo sbandamento della nave oggi è di circa 2 gradi» ha confermato il responsabile del progetto di rimozione della Costa Concordia Franco Porcellacchia. «L'angolo di sbandamento di 1,5 gradi dopo la rotazione – ha detto parlando con la popolazione – è aumentato di mezzo grado a causa delle mareggiate di sabato scorso con un'onda di 4 metri. La nave ha avuto un movimento ondulatorio e ha trovato la sua esatta posizione sulle piattaforme. In vista dell'inverno ci sono ancora attività da svolgere per mettere in sicurezza la nave. Posizioneremo una serie di tiranti o puntoni tra i cassoni e le piattaforme per evitare ulteriori rotazioni».

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