«Il dottor Vigni era il capo operativo della banca, ho lavorato con lui 6 anni ed è sempre stato un uomo leale. C'ho riparlato stamattina, era da aprile 2012 che non lo sentivo». Così ha iniziato l'interrogatorio l'ex presidente di banca Mps Giuseppe Mussari rispondendo alle domande della sua difesa, l'avvocato Fabio Pisillo, che gli ha chiesto di ricostruire tutta la sua esperienza in banca. Anche Mussari, come aveva fatto stamattina l’ex dg Antonio Vigni (leggi) ha ribadito di esser venuto a conoscenza della necessità della ristrutturazione di Alexandria dall'ex capo area finanza Gianluca  Baldassarri (guarda). Mussari è accusato di ostacolo all’autorità di vigilanza insieme a Vigni e a Baldassarri. L'interrogatorio dell'ex presidente è durato 3 ore ed è terminato alle 17,30.«Buonasera e buon lavoro». Sono le uniche parole che Mussari, ha rivolto ai giornalisti uscendo dal Tribunale. Accogliendo una richiesta della difesa di Baldassarri i giudici hanno quindi annullato l'udienza fissata per il 6 febbraio e confermato invece quelle del 12 e 13 febbraio quando saranno sentiti i testi della difesa.
 
Prima udienza per Mussari Quella di oggi è stata la prima volta che l’ex presidente di banca Mps si è presentato in aula dall’inizio del processo per il derivato Alexandria, per questo c’era molta attesa su quanto avrebbe detto. Questa mattina erano in tanti tra giornalisti e  operatori ad attenderlo all’entrata del Tribunale, ma l' ex presidente ha eluso giornalisti, fotografi e cineoperatori arrivando con molto anticipo. Ad assisterlo l'avvocato Tullio Padovani (guarda)

L'INTERROGATORIO
«Mi voglio scusare con questo Tribunale per non essere mai venuto -ha spiegato Mussari -, ho fatto una scelta che riguarda la mia vita personale, mi sono ritirato da ogni eccesso mediatico, seguo il processo tramite i miei avvocati e Radio radicale». Poi entrando nel merito del processo l'ex numero uno di Rocca Salimbeni ha precisato: «Alexandria fu comprato nel 2005, io non ero presidente, non avevo nessun interesse a nascondere alexandria come nient'altro». Mussari, a proposito dei rapporti con gli altri dirigenti della banca, ha sottolineato come in caso di dubbi «chiamavo direttamente gli interessati. Anche da presidente dell'Abi – ha detto – mi è capitato di chiamare Baldassarri per avere notizie e consigli sull'andamento dei titoli e dei mercati». I Pm hanno lasciato alla difesa di Mussari la prima parte del pomeriggio riservandosi nei confronti dell'ex presidente solo il controesame. «Dopo il 7 luglio 2009 – ha detto Mussari riferendosi alla data della conference call tra Mps e Nomura a cui l'ex presidente partecipò – io non ho più parlato con nessuno di Alexandria e nessuno me ne ha parlato»

«Io maramaldo no» «Aspetto il giudizio di questo Tribunale ma io 'maramaldo' no». Lo ha detto l'ex presidente di Mps rispondendo al giudice del Tribunale di Siena a proposito dei suoi rapporti con il top management. «Questa gente ha lavorato con me lealmente per sei anni, ma io maramaldo no» ha ribadito Mussari. «Non sapevo dell'esistenza di una cassaforte della direzione generale, sapevo che c'era una cassaforte della segreteria di presidenza e le chiavi le teneva il dottor Fanti. Fu perquisita per l'indagine sull'aeroporto di Ampugnano, nel 2010, il giorno in cui fui nominato alla presidenza dell'Abi». Così Mussari rispondendo alla domanda di un avvocato che gli chiedeva se fosse stato a conoscenza dell'esistenza della cassaforte negli uffici del direttore generale in cui è stato rinvenuto il mandate agreement. «Nell'ufficio di Vigni – ha aggiunto – sarò stato in sei anni 5-6 volte, non perché non ci volessi andare ma perché l'ufficio era piccolo e non c'era un tavolo per fare le riunioni».

«Mai visto mandate agreement» «Nessuno mi ha mai parlato del mandate agreement o mi ha mandato il mandate. Non c'é niente in natura, un documento, una mail, una telefonata, un uccellino, che dimostri che sapevo del mandate». Mussari lo ha ribadito due volte nel corso della lunga deposizione. Era invece a conoscenza del collegamento tra la ristrutturazione e l'acquisto dei Btp 2034: «stava nel foglio che avevo letto, peraltro nella parte detta da Nomura», ha detto riferendosi alla conference call con i vertici di Nomura del 7 luglio 2009. Una conference organizzata dall'ex dg Vigni, su richiesta della controparte, «per dare assicurazioni in termini formali sul fatto che alcune procedure fossero state rispettate. La mia partecipazione alla ristrutturazione di Alexandria, che non passò dal Cda – ha proseguito Mussari – si è chiusa con questa telefonata», senza conoscere «il valore dell'operazione che a quel momento non era ancora noto». Infine Mussari, rispondendo a proposito delle contestazioni di Bankitalia al Monte ha sottolineato come, «in occasione della seconda ispezione, quella del 2011, sulle questioni di follow up» alcune richieste non sono state comunicate neppure al Cda del Monte su «indicazione della stessa Banca d'Italia visto che l'oggetto era la crisi di liquidità della banca».

Commozione per l'amico David Rossi Mussari si è visibilmente commosso quando davanti al giudice del Tribunale di Siena ha ricordato i suoi rapporti con David Rossi, ex responsabile dell'area comunicazione suicidatosi la sera del 6 marzo 2013. Davanti ai giudici del Tribunale di Siena, Mussari ha ricordato che solo a tre persone, sin dal suo ingresso in banca, dava del tu, e uno di questi era proprio Rossi.

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