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AREZZO – Quattro condanne e sei assoluzioni: sette anni dopo la tragedia sul lavoro all’Archivio di Stato di Arezzo, arriva la sentenza che chiude un processo durato tre anni, seguito da un’inchiesta altrettanto lunga.

Il 25 settembre 2018 Piero Bruni e Filippo Bagni, dipendenti dell’Archivio, morirono soffocati dal gas Argon rilasciato dall’impianto antincendio. A pagare sono due ex direttori dell’Archivio, Claudio Saviotti, in pensione ma in servizio all’epoca, e Antonella D’Agostino, che lo aveva preceduto.

Il giudice Giorgio Margheri ha inflitto a entrambi una pena di un anno e otto mesi, la stessa comminata a due dirigenti dell’Igeam, società del Ministero della Cultura responsabile della sicurezza dell’ufficio, Monica Scirpa e Andrea Pierdominici. È stata inoltre disposta una provvisionale di circa mezzo milione di euro a favore delle famiglie delle vittime, presenti in aula durante la lettura della sentenza.

Gli altri cinque imputati, tra cui l’ex vicecomandante dei vigili del fuoco di Arezzo Antonio Zumbo e i manutentori dell’impianto Maurizio e Simone Morelli, sono stati assolti, nonostante la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Laura Taddei. La pena più alta richiesta era di due anni per Maurizio Morelli.

La sentenza, che sembra non aver accolto integralmente la ricostruzione dell’accusa, riconosce il ruolo di datori di lavoro ai due ex direttori, che però si sono difesi sostenendo di non avere autonomia decisionale significativa. Saviotti ha dichiarato di non essere stato informato della pericolosità dell’Argon e di non aver mai ricevuto spiegazioni in merito, mentre D’Agostino è entrata nell’inchiesta solo in un secondo momento. Le famiglie delle vittime, tramite i loro legali, hanno definito “scandaloso” che a distanza di tanti anni non abbiano ancora ricevuto risarcimenti, sottolineando che ora sarà possibile chiamare direttamente a rispondere il Ministero da cui dipendevano i dirigenti condannati.

La tragedia si consumò tra le 7:30 e le 8 del mattino, quando Bruni e Bagni, parte della squadra di sicurezza interna, intervennero per un falso allarme che aveva attivato il rilascio di Argon non nei locali da proteggere, ma nello stanzino dove erano conservate le bombole del gas, nei sotterranei del Palazzo Camaiani-Albergotti, nel centro storico di Arezzo. Il gas, inodore e letale, li investì causando la morte sul colpo di uno e poco dopo sull’ambulanza dell’altro.

Le famiglie hanno sempre denunciato la mancanza di formazione sul rischio mortale dell’Argon, confermata dallo stesso Saviotti, che ha ammesso di non essere stato informato nonostante facesse parte della squadra di sicurezza. Ora, a sette anni di distanza, la sentenza rappresenta un primo segnale di giustizia per Piero Bruni e Filippo Bagni.

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