SIENA – Il comitato per il sì è quasi una mosca bianca tra i tanti no che circondano il rigassificatore di Piombino.

A promuoverlo Alessandro Giovannini, docente di Diritto Tributario all’Università di siena e candidato alla Camera come capolista nel collegio P02 della Toscana per Più Europa.

Professore, da dove nasce l’idea del comitato?
“Ho deciso di promuovere la costituzione del comitato nazionale per il sì, perché credo che in Italia ci sia una comunità silente che non è per il no precostituito. Anzi, è per dei sì ragionati e motivati da dati scientifici. Un proposta raccolta da Più Europa, perché è stata riconosciuta la necessità di mettere insieme cittadini che non ragionano solo con la pancia”.

Chi dice no, lo fa per una presa di posizione ideologica?
“Non parlerei di un fatto ideologico quanto culturale. L’Italia negli ultimi venti anni si è orientata verso la negazione di quello che è utile alla comunità. E’ proprio un modo di concepire l’individualità come prioritaria rispetto alle esigenze collettive. Un substrato che oggi è molto forte. L’esempio è nei contenitori per i rifiuti. Se ne vogliono sempre più, ma mai vicino a casa”.

La guerra ha però messo a nudo questa cultura del no, evidenziando la nostra dipendenza energetica
“Il problema dell’approvvigionamento del gas è la questione più recente. I rifiuti non sono da meno e il termovalorizzatore di Roma è stata la leva utilizzata dal M5S per far cadere il Governo Draghi. Dove si pensa di completare lo smaltimento, in Germania, in Africa o nell’est europeo? Queste operazioni hanno dei costi enormi per la collettività”.

A livello di spesa, ogni giorno per l’energia si assiste a una corsa al rialzo
“Sull’energia il problema è doppio, perché abbiamo una povertà di risorse naturali interne. In più negli ultimi 25 anni, quindi riguarda i governi di ogni colore politico, c’è stata una sottovalutazione degli investimenti nelle fonti rinnovabili. Trovo ancora più preoccupante la mancanza di interesse nella ricerca di energie alternative, come idrogeno o nucleare di ultima generazione. L’Italia è assente a quei tavoli, anche se il ministro Cingolani ha provato ad aprire nuove strade”.

Oggi vediamo un sostegno bipartisan su scala nazionale al rigassificatore. E’ stupito?
“No, perché i partiti si sono accorti che questo assicurava il 7% del fabbisogno nazionale. Il fronte unitario serve anche a contrastare quelle pulsioni populiste che ci sono a livello locale. Parlo del sindaco di Piombino, Ferrari, ma anche di Chiara Tenerini di Forza Italia, smentita poi da Berlusconi in una recente intervista”.

Il presidente Giani ha dato appuntamento tra un mese per la decisione. Un rinvio necessario?
“I tempi tecnici sono quelli. Non è un problema di venti giorni più o meno. Mi sembra che Giani stia cercando di smussare al massimo le asperità tra base locale e nazionale per mettere la strada in discesa”.

L’Istituto superiore di sanità ha chiesto a Snam maggiori garanzie. Non vede controindicazioni in questa operazione?
“Ci possono essere, ma il punto sul quale focalizzarsi sono le misure di contenimento dei possibili rischi. Io primo di dare l’avvio alla raccolta di firme per il comitato, mi sono documentato. Per esempio, lo sversamento di cloro, che è uno dei cavalli di battaglia di chi si oppone, è una favola. Ci sono delle tolleranze naturali da tenere presenti, considerando che la nave rimarrà nel porto al massimo tre anni”.

Articolo precedenteElezioni: Letta, domenica primi in città. Siena deve chiudere una parentesi durata troppo a lungo
Articolo successivoL’agricoltura toscana stretta fra caro energia e costi di produzione: fertilizzanti +170%, gasolio +130%